di Gabriella Passariello- Era considerato l’erede della famiglia Mannolo, il grande capo della locale di San Leonardo di Cutro. Mario Scerbo, è stato definito come “il guardiano generale del tesoro”, dopo l’esecuzione delle misure cautelari Malapianta e Infectio, operazioni che hanno inferto un duro colpo alla locale crotonese. E’ quanto emerge dalle carte del gip distrettuale Paola Ciriaco, che ha disposto 13 misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta della Dda coordinata dal procuratore Nicola Gratteri e che ha portato a complessivi 22 avvisi di garanzia. Subito dopo la notizia della collaborazione di Dante Mannolo, Mario Scerbo provvede a convocare d’urgenza una riunione; chiede a sua sorella Manuela, al cognato Carmine Zoffreo, ai cugini Pietro e Leonardo Scerbo di andare a “casa” per parlare de visu, manifestando la sua indubbia autorevolezza. La previsione dell’indagato era che Dante con la sua collaborazione avrebbe rovinato tutta la famiglia “io mi auguro solamente che Dante torni su i suoi passi…basta, ma se non dovesse succedere… e non succederà… ci distruggono…a noi ci distruggono… ci distruggeranno minimo come famiglia! Emotivamente, ci ammazzano…”. Mario Scerbo racconta a Martino Sirelli una conversazione avuta con il nipote Alfonso Mannolo, figlio di Dante, al quale avrebbe offerto il suo aiuto solo nel caso in cui non fossero stati inseriti nel programma di protezione da “uomini liberi”, evidenziando un mutuo sostegno tra le famiglie Mannolo e Scerbo.
L’intermediario del clan
L’intermediario del clan
Ma chi è Martino Sirelli? Per il gip e i magistrati firmatari del provvedimento “Big Bang” Domenico Guarascio e Veronica Calcagno, è un uomo al servizio degli Scerbo, addetto al recupero delle somme nei confronti degli imprenditori vittime di estorsione o di usura. E’ considerato l’intermediario del boss, che lo accompagna durante le “visite” agli imprenditori della zona, piegando le vittime al loro volere, come nel caso degli atti intimidatori commessi ai danni di un titolare di una pizzeria e di uno stabilimento balneare a Catanzaro Lido, in cui Sirelli, si vanta di averlo fatto diventare “bianco dalla paura” – tale da indurlo a non far pagare le cene quando nel locale si presenta il vertice della famiglia Scerbo. Sirelli è anche colui che rappresenta gli Scerbo all’esterno, presenziando a dei pranzi a Guardavalle organizzati dagli esponenti della famiglia Iozzo e Gallace. Lo stesso pentito Dante Mannolo riferisce che Sirelli “nella zona di Sellia Marina raccoglie le estorsioni per conto di Pietro Scerbo e degli Arena” e nel verbale del 4 febbraio 2021, conferma che lui: “E’ uno di quelli che raccoglie i denari delle estorsioni per gli Scerbo e per la famiglia Arena. In pratica è un referente della ‘ndrangheta su Sellia Marina”.
Il socio di Sirelli
Giuseppe Talarico, in base alle carte del gip, è inserito nelle dinamiche economiche di Sirelli, svolgendo la funzione di intermediario a favore dello zio Pietro Scerbo, partecipa con lui al summit nell’abitazione di Nicola Tedesco, all’incontro avvenuto a Torre Ruggero nella data simbolica della Madonna delle Grazie tra gli Iozzo e Pietro Scerbo, invita gli Iozzo al proprio matrimonio e gestisce insieme a Sirelli delle attività, avvia nuove iniziative da realizzare con i riciclaggio di capitali. Inoltre, le attività economiche già avviate dal Talarico, risultano gestite anche da Sirelli, che costantemente si intromette nelle questioni di natura economica, essendo anche socio minoritario di alcune società. In particolare Talarico risulta dal 16 giugno 2016 amministratore unico della “Talarico Car Service s.r.l.s., dal 4 settembre 2017 titolare della ditta individuale “The Goog Boys”, dal 07 gennaio 2018 amministratore unico della “The Goog Boy’S Service s.r.l.s., tutti e tre le aziende con sede legale a Catanzaro. Per il gip non ci sono dubbi sul fatto che Sirelli partecipi direttamente alle attività aziendali, come emerge dalle intercettazioni in cui Talarico chiede al socio di contattare l’istituto di vigilanza di Sellia Marina poiché avrebbero avuto bisogno di cinque operatori antincendio e 12 operatori “decretati”. Nel corso di una conversazione captata l’11 settembre 2019 Sirelli rimprovera il suo interlocutore per la mancanza di denaro su un conto corrente affermando che “.. euro dopo eh…perchè mo un’altra fattura io non gliela posso fare”, per poi correggersi e riformulare la frase al plurale dicendo “…un’altra fattura non gliela possiamo fare…”. Ancora più rilevante è la rassicurazione di Talarico che afferma “perchè non gliela possiamo fare scusa? noi possiamo ..inc.. annullare e gli facciamo quella corrente”; confermando le cointeressenze nella gestione delle attività. I due discutono finanche di come avrebbero dovuto organizzare il nuovo servizio di pulizia stradale, pensando anche ad appartenenti o persone collegate alle Forze dell’ordine, che in qualche modo avrebbero potuto favorirli nel prendere i lavori.
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