di Gabriella Passariello- E’ arrivata una prima risposta della Procura di fronte alle continue proteste dei cittadini sull’assenza di controllo da parte delle Forze dell’Ordine nel quartiere Lido di Catanzaro, teatro nell’ultimo anno di aggressioni e risse. I carabinieri della sezione di Pg guidati dal colonnello Gerardo Lardieri hanno notificato un’ordinanza di misure cautelari agli arresti domiciliari vergata dal gip Matteo Ferrante nei confronti di Emanuele Riccelli, 25 anni e Francesco Paolo Morabito, 26 anni, indagati a vario titolo per lesioni personali aggravate, minacce aggravate dall’uso di armi improprie, porto in luogo pubblico di strumento atto ad offendere, tentata estorsione, per una serie di episodi avvenuti tra il 2021 e il 2022.
L’accoltellamento al bar
L’accoltellamento al bar
Il primo, secondo quanto riportato nelle carte del gip, risale intorno alla mezzanotte del 7 dicembre dell’anno scorso: gli indagati raggiungono il gestore di un noto bar di Catanzaro e all’interno del suo locale lo aggrediscono verbalmente, pensando che l’uomo si stesse prendendo gioco di loro ridendo. Uno dei due gli chiede: “perché mi guardi e ridi? Che sono un pagliaccio?” e l’altro aggiunge: “Lascialo stare che è ubriaco”. Una discussione animata proseguita per circa 5 minuti, che sembrava essere finita lì, tant’è che i due giovani si allontanano. E invece ritornano dopo venti minuti chiedendo al gestore di uscire dal bar per potergli parlare riservatamente. Una volta fuori dal locale, i due rimproverano l’uomo per aver mancato loro di rispetto e dalle parole si è passati ai fatti. Morabito, per futili motivi, in base a quanto riportato in ordinanza, estrae dalla tasca destra dei pantaloni un coltello, lo colpisce al fianco sinistro, una ferita giudicata guaribili in venti giorni come da referto del Pronto soccorso dell’Ospedale Pugliese- Ciaccio di Catanzaro. Con le aggravanti di aver agito con l’uso delle armi, per motivi abietti, vale a dire con il pretesto che la parte offesa avrebbe riso di loro. Un’aggressione riferita dalla vittima agli inquirenti e che ha trovato riscontro nelle immagini immortalate dalle telecamere presenti sulla scena dove è avvenuto l’accoltellamento.
“Mo lo ammazzo, gli taglio la testa”
L’11 febbraio scorso un litigio per una colluttazione tra un passante e Morabito che stavano entrambi portando in giro i loro cani . Quest’ultimo si dirige a casa sua, entra nella sua abitazione per uscirne poco dopo con una pistola scacciacani priva del tappo rosso, puntata all’indirizzo del passante, minacciandolo: “vieni vieni che mo ti faccio vedere io, mo ti ammazzo”. Poi si rivolge alla madre del giovane nel frattempo fuggito invocando aiuto, avvertendola pesantemente “ora che vedo vostro figlio gli taglio la testa”. Il terzo episodio è avvenuto la notte del 6 marzo scorso, Morabito va in escandescenza perché un uomo gli avrebbe urtato con l’auto lo specchietto della sua macchina. Inveisce ad alta voce, pretendendo un risarcimento immediato in denaro, compiendo, secondo la Procura, atti idonei a procurarsi un ingiusto profitto. Morabito apre il portabagagli della sua auto, prende un pezzo di legno o una mazza da baseball e gliela scaglia contro, provocandogli un trauma cranico e massiccio facciale. La tentata estorsione consistente nel pagamento immediato non si è, però consumata, per cause indipendenti dalla sua volontà: la parte offesa, per evitare che la discussione degenerasse, è riuscita a concordare un incontro per il giorno dopo con Morabito e a denunciare i fatti alla Stazione dei carabinieri di Lido facendo scattare le indagini.
“Preso a calci e a pugni con violenza gratuita”
Morabito e Riccelli la notte del 13 aprile scorso, dopo aver preso in giro un ragazzo, lo fanno cadere a terra, prendendolo a calci e a pugni in viso e alla schiena. Un’aggressione interrotta grazie all’intervento di alcuni passanti che sono riusciti a placare gli animi, costringendo gli aggressori ad allontanarsi. Il giovane è stato portato in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un trauma cranico maxillo facciale, giudicato guaribile in dieci giorni. Con l’aggravante di aver agito con violenza gratuita e per motivi abietti. La polizia giudiziaria ha poi acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza consentendo di ricostruire l’esatta dinamica della brutale aggressione, dando un nome e un volto agli autori del pestaggio.
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