I carabinieri di Cosenza hanno ricevuto il 26 marzo scorso l’esposto di Mario Marino, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Cosenza e dell’Unità di Igiene pubblica, contro il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, in relazione al “blitz” che Morra ha fatto presso gli uffici dell’Asp di Serra Spiga, a Cosenza, in data 20 marzo. Nell’esposto, con tre pagine di racconto, si chiede “l’espressa punizione, a norma di legge, del senatore Nicola Morra e del personale di scorta a lui assegnato” per quanto accaduto. Marino racconta nell’esposto che Morra “irrompeva” negli uffici “interrompendo le attività lavorative proferendo frasi concitate ed accusatorie nei confronti degli operatori sanitari (ad esempio: “siete inefficienti e disorganizzati”)”.
La telefonata col viceministro Sileri
Morra avrebbe poi telefonato al viceministro Sileri, pretendendo che Marino rispondesse in viva voce alle sue domande. “Quest’ultimo era evidentemente imbarazzato – dice Marino – anche perché la conversazione veniva continuamente interrotta dalle urla del senatore Morra”. Marino racconta di aver spiegato al ministro che le prenotazioni ormai avvenivano solo per via telematica e non tramite la sua struttura. Morra avrebbe poi telefonato al Commissario per la sanità calabrese Guido Longo, e “si è ripetuta la stessa scena vissuta in precedenza con l’onorevole Sileri”, afferma Marino. Morra, si legge ancora nell’esposto, “pretendeva di consultare” l’elenco delle persone da vaccinare nel Cosentino per “verificare se fossero presenti i nominativi dei suoi parenti”. Marino dice chiaramente che Morra alla fine l’elenco lo consultò, alla presenza di testimoni. “Accertatosi che non vi fosse alcuna prenotazione delle persone che gli interessavano, – si legge ancora nell’esposto – decideva di abbandonare gli uffici Asp”.
“Mentre lui sbraitava una delle persone della scorta chiedeva al sottoscritto le generalità” e “di fornire i documenti d’identità”, dice Marino, e lo stesso per altri due medici presenti. I documenti sarebbero stati fotografati con un telefono cellulare. Marino chiede alla Procura di Cosenza di procedere con indagini formali per l’accertamento dell’accaduto e, se ce ne siano le condizioni, che si proceda alla censura, sotto il profilo penale, delle condotte denunciate.