di Gabriella Passariello
Da oggi il magistrato Gerardo Dominijanni non è solo e semplicemente uno dei tre procuratori aggiunti della Procura di Reggio, ma è stato nominato vicario dallo stesso procuratore capo Giovanni Bombardieri. Sarà il suo sostituto, in tutte le ipotesi in cui Bombardieri per assenza o impedimento non possa svolgere la sua funzione, scelto in base all’anzianità di servizio come prevede il regolamento e anche in base ai risultati già conseguiti nella direzione dell’Ufficio nel periodo in cui ha fatto le veci del procuratore capo, pur non essendo ancora insignito della qualifica di vicario. Esperto nel settore della Pubblica amministrazione e non solo, si è distinto a Reggio, tra le tante inchieste, per le indagini sull’hotel Maramare, sulle doppie fatturazioni all’Asp di Reggio, sui fondi del “Museo della ‘ndrangheta di Reggio” e sulle “spese pazze dell’Antimafia”. Dominijanni, prima di diventare nel 2015 procuratore aggiunto nella città dello Stretto, è stato sostituto procuratore a Catanzaro. Un magistrato con la schiena dritta, bersaglio di diverse minacce. Le cosche di Guardavalle e Lamezia, quando Dominijanni era pm della Dda, si sarebbero persino federate per farlo saltare in aria durante i suoi spostamenti. Risalgono al 2009 le rivelazioni scioccanti fatte dal pentito Angotti , sposato con una sorella dei Notarianni, considerati vicini alla famiglia Giampà. Dichiarazioni che non sarebbero state però considerate attendibili dalle autorità, tanto che non gli era stata assegnata nemmeno una scorta. Ma lui in udienza ci andava lo stesso anche senza angelo custode e le pene che chiedeva al termine della requisitoria erano molto severe. E’ stato il primo magistrato della Dda di Catanzaro a chiedere condanne esemplari in molti processi relative a tante inchieste, troppe per essere elencate. Un anno prima, nel 2008 le cosche avrebbero voluto colpirlo con l’esplosivo durante uno dei suoi spostamenti verso Roccella: sapevano tutto di lui, avevano studiato il percorso che quotidianamente il pubblico ministero faceva da Roccella, luogo in cui vive, al capoluogo calabrese. Innumerevoli i fascicoli scottanti di cui si è occupato. Alla storia passerà l’inchiesta sulla “Compravendita di voti”, che ha fatto saltare in aria un’intera giunta comunale.
Da oggi il magistrato Gerardo Dominijanni non è solo e semplicemente uno dei tre procuratori aggiunti della Procura di Reggio, ma è stato nominato vicario dallo stesso procuratore capo Giovanni Bombardieri. Sarà il suo sostituto, in tutte le ipotesi in cui Bombardieri per assenza o impedimento non possa svolgere la sua funzione, scelto in base all’anzianità di servizio come prevede il regolamento e anche in base ai risultati già conseguiti nella direzione dell’Ufficio nel periodo in cui ha fatto le veci del procuratore capo, pur non essendo ancora insignito della qualifica di vicario. Esperto nel settore della Pubblica amministrazione e non solo, si è distinto a Reggio, tra le tante inchieste, per le indagini sull’hotel Maramare, sulle doppie fatturazioni all’Asp di Reggio, sui fondi del “Museo della ‘ndrangheta di Reggio” e sulle “spese pazze dell’Antimafia”. Dominijanni, prima di diventare nel 2015 procuratore aggiunto nella città dello Stretto, è stato sostituto procuratore a Catanzaro. Un magistrato con la schiena dritta, bersaglio di diverse minacce. Le cosche di Guardavalle e Lamezia, quando Dominijanni era pm della Dda, si sarebbero persino federate per farlo saltare in aria durante i suoi spostamenti. Risalgono al 2009 le rivelazioni scioccanti fatte dal pentito Angotti , sposato con una sorella dei Notarianni, considerati vicini alla famiglia Giampà. Dichiarazioni che non sarebbero state però considerate attendibili dalle autorità, tanto che non gli era stata assegnata nemmeno una scorta. Ma lui in udienza ci andava lo stesso anche senza angelo custode e le pene che chiedeva al termine della requisitoria erano molto severe. E’ stato il primo magistrato della Dda di Catanzaro a chiedere condanne esemplari in molti processi relative a tante inchieste, troppe per essere elencate. Un anno prima, nel 2008 le cosche avrebbero voluto colpirlo con l’esplosivo durante uno dei suoi spostamenti verso Roccella: sapevano tutto di lui, avevano studiato il percorso che quotidianamente il pubblico ministero faceva da Roccella, luogo in cui vive, al capoluogo calabrese. Innumerevoli i fascicoli scottanti di cui si è occupato. Alla storia passerà l’inchiesta sulla “Compravendita di voti”, che ha fatto saltare in aria un’intera giunta comunale.