Nel decreto Aiuti quater è stata innalzata la soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit aziendali, misura che ha l’obiettivo di mitigare i problemi causati dall’inflazione. Da 600 euro si passa a fino 3mila euro, in busta paga. Una misura contro il caro bollette, un aiuto esentasse concesso dai datori di lavoro privati ai propri dipendenti che, se vogliono, possono accreditare sullo stipendio per sostenere le spese relative alle utenze di luce, gas e acqua. Il decreto Aiuti Quater, in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, alza solo per il 2022 l’importo massimo dei cosiddetti fringe benefit erogabili ai dipendenti liberamente dalle aziende.
Viene riconosciuto facoltativamente, e non obbligatoriamente, insieme alla retribuzione in risposta agli aumenti dei costi di luce e gas e all’emergenza idrica. Una forma di retribuzione non in denaro che si aggiunge allo stipendio e non è né tassabile né sottoposta a contribuzione perché non considerata reddito imponibile.
Viene riconosciuto facoltativamente, e non obbligatoriamente, insieme alla retribuzione in risposta agli aumenti dei costi di luce e gas e all’emergenza idrica. Una forma di retribuzione non in denaro che si aggiunge allo stipendio e non è né tassabile né sottoposta a contribuzione perché non considerata reddito imponibile.
A chi spetta
Il rimborso per luce e gas in busta paga spetta a tutti i dipendenti del settore privato in forza di una libera scelta delle aziende, come tutti i fringe benefit. Sono infatti i datori di lavoro, secondo le proprie politiche di welfare, a decidere o meno se riconoscerlo insieme alla retribuzione. In particolare, tra i datori di lavoro interessati vanno ricompresi, sempre che dispongano di propri lavoratori dipendenti, anche:
In più, per quanto riguarda i dipendenti, sono compresi anche i percettori di reddito da lavoro assimilato a quello da lavoro dipendente, ovvero:
Restano esclusi gli statali – come riporta il portale ticonsiglio.com – a cui la disciplina dei fringe benefit non si applica. Non esiste, infine, nessun limite reddituale né soglia Isee per vedersi riconosciuto il bonus 3000 euro in busta paga. Le utenze possono riguardare anche immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, sulla base di un titolo idoneo (proprietà, contratto d’affitto, comodato etc.) non solo dal dipendente, ma anche dal suo coniuge o dai suoi familiari, a prescindere che il dipendente o i suoi familiari vi abbiano o meno stabilito la residenza o il domicilio. L’unica condizione è che siano loro a sostenere effettivamente le relative spese.
Come richiedere il “bonus 3000”
Non è necessaria nessuna domanda per richiedere il bonus bollette da 3000 euro in busta paga. È il datore di lavoro che, su libera iniziativa, può decidere di attribuire questo benefit incrementando di fatto la retribuzione senza dover pagare tasse e contributi. L’unico adempimento per il lavoratore beneficiario consiste nell’attestare che le fatture relative alle utenze siano state effettivamente pagate da lui o dal coniuge o da un suo familiare.
Quando scade il bonus
Il bonus 3000 euro, per quanto riguarda durata e scadenza, può essere concesso dal datore di lavoro fino al 12 gennaio 2023. Vale infatti il principio di “cassa allargato” per cui il datore di lavoro opera la ritenuta sulla base delle aliquote Irpef vigenti nell’anno in corso e attribuisce le detrazioni fiscali nella misura prevista sui redditi erogati al lavoratore entro il 12 gennaio dell’anno successivo. Le somme riconosciute , tra l’altro, possono riferirsi anche a fatture emesse nel 2023 purché relative a consumi del 2022.