Brooklyn, la Dda di Catanzaro: “Alto rischio di nuove crepe sul Ponte Morandi e sulla 280”

Per gli inquirenti: "Gli imprenditori Sgromo hanno agevolato non solo i Iannazzo, ma le cosche Crotonesi e di Vallefiorita"

di Gabriella Passariello- Una sfilza di omissioni che portano a conclusioni pochi rassicuranti sulla stabilità del secondo lotto del ponte Morandi e di un tratto della statale 280, detta dei “Due Mari”, che collega il capoluogo all’autostrada A2. Occhi chiusi sui controlli in corso d’opera in merito alla preparazione delle superfici da ripristinare, alle verifiche da effettuare sul trattamento delle parti di raccordo tra le aree demolite e quelle funzionali a garantire un’ottimale adesione della malta. Il procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri e il suo sostituto Veronica Calcagno contestano nell’avviso di conclusione delle indagini, (LEGGI QUI),  nome in codice Brooklyn, fatti inediti rispetto a quelli contenuti nell’ordinanza del gip, che ha portato la Guardia di Finanza, guidata dal colonnello Daniele Tino, il 3 novembre dell’anno scorso ad eseguire sei misure cautelari di cui tre in carcere, uno ai domiciliari e due interdittive. Fatti che riguardano il capo di imputazione relativo all’imprenditore Eugenio Sgromo, al direttore tecnico della Tank srl Gaetano Curcio e all’ingegnere Anas Silvio Baudi, i quali secondo le ipotesi di accusa avrebbero impiegato nell’esecuzione dei lavori una malta da loro stessa definita una porcheria.

Alto rischio di nuove crepe sul Ponte Morandi

Alto rischio di nuove crepe sul Ponte Morandi

In particolare Baudi, in relazione al Viadotto Bisantis e alla 280, avrebbe omesso di dare indicazioni precise sull’entità della rimozione del calcestruzzo, di verificare, in riferimento ai lavori di risanamento, la temperatura in fase di esecuzione dei lavori, la qualità dell’acqua di impasto per il confezionamento della malta. Nessun controllo sull’asportazione del calcestruzzo deteriorato, sul corretto posizionamento di armature aggiuntive, tralasciando le prove di adesione della malta di ripristino. Una serie di omissioni che hanno spinto la Procura a scrivere nell’avviso di conclusione delle indagini che il livello di aderenza della malta di ripristino al supporto in calcestuzzo non è conforme alle prescrizioni del Capitolato d’appalto. E al di là dei tecnicismi questo significa, secondo le ipotesi accusatorie, che è altamente probabile il rischio di nuove criticità e problematiche, viste le “fessure “e quindi la presenza di buchi rilevati .

Acciaio ossidato nelle barre di cemento sulla 280

E ad una conclusione analoga, la Dda perviene in relazione alle conseguenze provocate dalle presunte omissioni nei lavori sulla statale dei Due Mari: “si è accertata la presenza di barre di armatura all’interno del rivestimento murario fortemente assidate, scarso livello di aderenza della malta applicata, presenza di un elevato livello di crepe sul perimetro murario ricostruito. In sostanza si tratterebbe di opere edificate in difformità a quanto previsto nel capitolato Generale Anas, con l’aggravante per Baudi di aver violato i doveri inerenti una pubblica funzione, quella di direttore dei lavori.

“Gli imprenditori e l’agevolazione a vari clan calabresi”

Ma c’è un altro aspetto che viene esplicitato nel 415bis. Nell’ordinanza era già emerso come gli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo fossero, “il punto di riferimento della cosca Iannazzo di Lamezia Terme”, tanto da “subappaltare i lavori a imprese della cosca”, ma ora viene contestato come aggravante non solo il fatto di aver agevolato i Iannazzo, ma anche di aver favorito la cosca Bruno di Vallefiorita, alla quale avrebbero riconosciuto una percentuale dei lavori aggiudicati grazie ai favori della ‘ndrangheta, aiutando persino esponenti delle cosche crotonesi, catanzaresi, quali Carmine Falcone, Antonio Gallo, Andrea Leone, Rosa Tommaso e Umberto Gigliotta, imputati in Basso Profilo, aderendo al sistema delle false fatturazioni.

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