di Danilo Colacino – La prima donna caduta in servizio nelle forze dell’ordine, Emanuela Loi. Una poliziotta dalla tempra d’acciaio la quale poco più che ragazza si era fatta assegnare al Nucleo Scorte di Palermo, lei sarda e prossima alle nozze, senza battere ciglio malgrado si fosse all’indomani, per così dire, della strage di Capaci. E la stessa fermezza, unita a un coraggio leonino, aveva dimostrato quando la struttura della Ps per cui lavorava l’aveva destinata nientemeno che al nutrito contingente a protezione del procuratore aggiunto Paolo Borsellino. Non un magistrato qualsiasi, dunque, bensì il nemico pubblico numero uno di Cosa Nostra, e di poteri occulti ben più subdoli e pericolosi della mafia, divenuto ‘bersaglio obbligato’ dopo la tragica eliminazione fisica di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di tre ‘guardie del corpo’ dell’allora direttore degli Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia. Una scelta suicida, quella di Emanuela, che di fatto le costò la vita neppure un mese e mezzo dopo la destinazione a difesa del dott. Borsellino. E già, perché c’era anche lei nell’inferno di fuoco scatenato da decine e decine di chili di tritolo in via Mariano D’Amelio nel capoluogo siciliano domenica 19 luglio 1992.
L’iniziativa del sindacato di polizia a Catanzaro. La tragica sorte della giovane Loi non ha come ovvio lasciato insensibili i suoi colleghi, che anche a Catanzaro con l’allora sindacalista regionale Giuseppe Brugnano si attivarono per farla ricordare e nel 2013 ottennero per lei l’intitolazione di una strada cittadina. Un gesto commemorativo non certo fatto in una via principale del capoluogo calabrese, ma già da annoverare quale segnale tangibile di attenzione e rispetto, oltreché gratitudine, nei confronti dell’impagabile sacrificio compiuto da una servitrice dello Stato. Peccato però, come petraltro stigmatizzato da Brugnano su Facebook, che da allora non si sia più proceduto, neppure il 19 luglio, a una qualche celebrazione ufficiale. Neppure nel giorno dell’anniversario della tragica scomparsa, quindi, un’istituzione comunale, provinciale o regionale, che fosse una ha pensato qualcosa per testimoniare come anche Catanzaro fosse in maniera commossa e ossequiosa vicina all’agente sardo. Un dato assai poco incoraggiante che ha fatto sbottare, seppur con il consueto garbo, chi ha rappresentato e rappresenta le forze dell’ordine, anche attraverso l’impegno sindacale, devoto (quasi in senso religioso) ai caduti nel compimento del dovere. Il sindacalista, peraltro, sta partecipando proprio ora alla fiaccolata in onore di Borsellino e dei suoi ‘angeli custodi’ a Cosenza.
L’iniziativa del sindacato di polizia a Catanzaro. La tragica sorte della giovane Loi non ha come ovvio lasciato insensibili i suoi colleghi, che anche a Catanzaro con l’allora sindacalista regionale Giuseppe Brugnano si attivarono per farla ricordare e nel 2013 ottennero per lei l’intitolazione di una strada cittadina. Un gesto commemorativo non certo fatto in una via principale del capoluogo calabrese, ma già da annoverare quale segnale tangibile di attenzione e rispetto, oltreché gratitudine, nei confronti dell’impagabile sacrificio compiuto da una servitrice dello Stato. Peccato però, come petraltro stigmatizzato da Brugnano su Facebook, che da allora non si sia più proceduto, neppure il 19 luglio, a una qualche celebrazione ufficiale. Neppure nel giorno dell’anniversario della tragica scomparsa, quindi, un’istituzione comunale, provinciale o regionale, che fosse una ha pensato qualcosa per testimoniare come anche Catanzaro fosse in maniera commossa e ossequiosa vicina all’agente sardo. Un dato assai poco incoraggiante che ha fatto sbottare, seppur con il consueto garbo, chi ha rappresentato e rappresenta le forze dell’ordine, anche attraverso l’impegno sindacale, devoto (quasi in senso religioso) ai caduti nel compimento del dovere. Il sindacalista, peraltro, sta partecipando proprio ora alla fiaccolata in onore di Borsellino e dei suoi ‘angeli custodi’ a Cosenza.