di Gabriella Passariello- C’è un altro indagato nell’inchiesta “Cuore Matto”, che ha portato nella mattinata di ieri i militari del Nucleo di polizia-economico finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro a notificare due misure interdittive nei confronti di Rosanna Frontera, 56 anni, di Catanzaro, legale rappresentante della casa di cura “Villa Sant’Anna s.p.a.”, del direttore generale della struttura Giuseppe Failla, 65 anni di Catanzaro e ad eseguire un sequestro preventivo oltre che nei confronti dei primo due anche di Gaetano Muleo, 75 anni di Catanzaro ma residente a Perugia, direttore sanitario della casa di cura dal 2010 fino ad agosto del 2019. Nel ciclone giudiziario è finito anche Domenico De Fazio, indagato per rifiuto di atti di ufficio: come presidente della commissione aziendale per l’accreditamento sanitario dell’Asp di Catanzaro, in violazione di leggi regionali e regolamenti, avrebbe omesso un atto di ufficio da compiersi senza ritardo per ragioni di igiene e sanità.
Le omissioni
Le omissioni
Avrebbe dovuto verificare i requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici della struttura sanitaria Villa Sant’Anna, controllo necessario per confermare l’accreditamento della clinica con il Sistema Sanitario regionale e invece, senza motivo, ne avrebbe limitato il controllo al solo requisito organizzativo, omettendo di effettuare un sopralluogo, tralasciando ogni aspetto inerente il mantenimento dei requisiti tecnologici e strutturali. Nel mirino dei magistrati Vito Valerio e Chiara Bonfadini anche la stessa Villa San’Anna, “perché nel suo interesse o comunque a suo vantaggio, sotto l’amministrazione di Rosanna Frontera, Giuseppe Failla e la direzione di Gaetano Muleo”, venivano rendicontate fittizie prestazioni di ricovero nel reparto dell’Unità di Terapia intensiva coronarica (Utic), Unità formalmente autorizzata in forza dell’accreditamento della clinica al Servizio sanitario regionale, non di fatto non è mai esistita o comunque non è mai entrata in funzione.
“Schede di dimissioni farlocche”
Una truffa, che secondo le ipotesi accusatorie, si è concretizzata in false attestazioni nell’erogazione di prestazioni specialistiche, con l’indicazione del “codice 50” (esclusivo delle prestazioni sanitarie di ricovero Utic), riportate nelle schede di dimissioni ospedaliere e poi trasmesse periodicamente all’Asp di Catanzaro per il riconoscimento delle somme spettanti a titolo di rimborso da parte del Servizio sanitario regionale, destinando a degenze ordinarie 5 posti letto riservati esclusivamente all’inesistente reparto Utic, quindi incrementando il numero dei posti letto ordinariamente disponibili nella struttura sanitaria e conseguentemente aumentando fraudolentemente la capacità di accoglienza nei reparti di degenza ordinaria. Veniva attestata l’assistenza ai pazienti affetti da patologie cardiologiche acute che avrebbero specificatamente necessitato del ricovero Utic mediante ricovero nel reparto dell’Unità di Terapia intensiva post operatoria (Utipo) invece di destinarli ad altre strutture ospedaliere effettivamente dotate del reparto Utic.
“Il triplice ingiusto profitto”
Un meccanismo fraudolento che avrebbe indotto in errore l’Asp sull’effettivo funzionamento dell’Unità di terapia intensiva coronarica e sulla concreta erogazione delle relative prestazioni sanitarie, procurandosi un ingiusto profitto con pari danno per l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, che sulla scorta delle false attestazioni contenute nelle schede di dimissioni ospedaliere, quantomeno relative a 778 pazienti venivano riconosciuti e liquidati a favore di Villa Sant’Anna rimborsi anche a titolo di prestazioni Utic “codice 50”, in realtà mai fornite. Inoltre venivano riconosciute per le sole annualità 2016 -2017 ulteriori somme a titolo di “funzioni non tariffabili” liquidate in ragione del volume delle prestazioni sanitarie Utic fittiziamente fornite da Villa Sant’Anna. Un triplice ingiusto profitto pari a 5.216.910,84 euro a titolo di rimborsi erogati dall’Asp di Catanzaro per prestazioni sanitarie erogate nei confronti di 1.047 ricoveri ordinari effettuati in sovrannumero grazie all’indebito utilizzo dei posti letto Utic per degenze ordinarie, 3.305.627 euro per le “funzioni non tariffabili” relative all’annualità 2016 e comprendenti tra le altre anche prestazioni Utic asseritamente erogate e 2.042.396, 28 a titolo di ricalcolo sulla redistribuzione delle risorse relative alla economia sulla mobilità passiva con l’aggravante di aver commesso il fatto nei confronti di un Ente pubblico.
Parola la gup
Spetterà al giudice per le udienze preliminari il prossimo 9 giugno nel contraddittorio tra accusa e difesa, decidere se mandare o meno a processo gli imputati
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