Bufera sul Sant’Anna Hospital a Catanzaro, in tre a processo (NOMI)

Stralciata la posizione di Gaetano Muleo, direttore sanitario della casa di cura dal 2010 fino ad agosto del 2019 per gravi motivi di salute

di Gabriella Passariello- A processo per truffa aggravata e continuata ai danni del Servizio sanitario regionale, frode nelle pubbliche forniture, violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato, rifiuti di atti di ufficio. Il gup del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco ha rinviato a giudizio tre dei quattro imputati, coinvolti nell’inchiesta Cuore Matto, sulle presunte irregolarità commesse all’interno della clinica Sant’Anna. Si tratta di Rosanna Frontera, 56 anni, di Catanzaro, legale rappresentante della casa di cura “Villa Sant’Anna s.p.a.”; Giuseppe Failla, 65 anni di Catanzaro, direttore generale; e Domenico De Fazio presidente della commissione aziendale per l’accreditamento sanitario dell’Asp. A giudizio anche il Sant’Anna Hospital. Stralciata per gravi motivi di salute la posizione di Gaetano Muleo, 75 anni di Catanzaro ma residente a Perugia, direttore sanitario della casa di cura dal 2010 fino ad agosto del 2019.  Il gup ha accolto la richiesta formulata in aula dal sostituto procuratore Chiara Bonfadini, contitolare dell’inchiesta insieme al collega Vito Valerio, secondo i quali l’Unità terapia intensiva coronarica” (Utic), ufficialmente operante all’interno della clinica Sant’Anna in realtà, non sarebbe mai entrata in funzione. In udienza si sono costituiti parti civili l’Asp di Catanzaro e tre cardiologi. Il processo inizierà davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro il 15 marzo del 2022 e nel corso del dibattimento i legali difensori, Massimo Scuteri, Nicola Cantafora, Francesco Gambardella, Domenico Viscomi, Roberto Zanotti e Gianluca De Vito, proveranno a smontare le ipotesi di accusa.

Il reparto fantasma e i monitor spenti

Il reparto fantasma e i monitor spenti

Un reparto privo di attrezzature conformi agli standard del servizio Utic, personale medico e paramedico non adeguatamente preparato e inidoneo a garantire un’efficace turnazione e assistenza h24. I pazienti cardiologici acuti sarebbero stati assistiti e trattati nei reparti di Cardiologia o di Unità terapia intensiva post-operatoria” (utipo), mentre i posti letto ufficialmente destinati al reparto Utic avrebbero ospitato ricoveri ordinari. Un sistema fraudolento che avrebbe consentito alla casa di cura di ottenere tra il 2013 e il 2019 dal Servizio sanitario regionale un illecito profitto di oltre 10 milioni di euro.

Costretti a turni massacranti

In base agli esiti delle indagini delegate dalla Guardia di finanza un camice bianco incaricato di gestire il reparto di Cardiologia interventistica ha riferito al pubblico ministero cosa è avvenuto nei giorni successivi all’arrivo in clinica delle Fiamme gialle, a partire dalle vessazioni subite nel dover adibire cinque posti letto Utic esclusivamente a questo tipo di prestazioni con divieto di ricoverarvi i pazienti di degenza cardiologica ordinaria, angherie, secondo le ipotesi di accusa, messe in atto dal direttore generale Giuseppe Failla e dal direttore sanitario Gaetano Muleo, indagati non solo per truffa aggravata e frode nelle pubbliche forniture, ma anche per violenza o minaccia a commettere il reato di favoreggiamento. A fronte della previsione di un infermiere dedicato e soltanto quattro medici costretti a coprire tutti i turni diurni: “ci si era resi conto dell’inadeguatezza numerica del personale, tant’è che quattro medici cardiologi avevano preannunciato le dimissioni”. L’apertura forzata dell’Unità Utic ha portato, poi effettivamente, al ricovero di pazienti critici, ma la tipologia di ricovero avrebbe destato anche il malumore del personale infermieristico, che “in una lettera indirizzata a Rosanna Frontera ha inciso nero su bianco le difficoltà nella gestione dei pazienti ricoverati in Utic, richiedendo la possibilità di avere una formazione specifica e l’aumento del numero di personale dedicato”. Dopo questa missiva nel mese di aprile è stata concordata una riunione con la dirigenza e “io (un camice bianco ndr), altri medici del reparto insieme alla caposala, consci dei potenziali pericoli a cui venivano esposti i pazienti, non abbiamo più utilizzato quei posti letto e su richiesta della capo sala del materiale necessario, progressivamente Frontera e Failla hanno provveduto a dotare l’Utic di tutte le apparecchiature sanitarie, sfaldando interamente il gruppo infermieristico storico del reparto di Cardiologia, trasferendo senza alcun criterio nove infermieri, su disposizione verbali, sostituendoli con infermieri carenti di competenze specifiche. Tutto questo a danno del livello di assistenza sanitaria che ha sempre caratterizzato il reparto”.

Le omissioni

De Fazio, indagato per rifiuto di atti di ufficio, come presidente della commissione aziendale per l’accreditamento sanitario dell’Asp di Catanzaro, in violazione di leggi regionali e regolamenti, avrebbe omesso un atto di ufficio da compiersi senza ritardo per ragioni di igiene e sanità. Avrebbe dovuto verificare i requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici della struttura sanitaria Villa Sant’Anna, controllo necessario per confermare l’accreditamento della clinica con il Sistema Sanitario regionale e invece, senza motivo, ne avrebbe limitato il controllo al solo requisito organizzativo, omettendo di effettuare un sopralluogo, tralasciando ogni aspetto inerente il mantenimento dei requisiti tecnologici e strutturali.  Nel mirino dei magistrati Vito Valerio e Chiara Bonfadini anche la stessa Villa Sant’Anna, “perché nel suo interesse o comunque a suo vantaggio, sotto l’amministrazione di Rosanna Frontera, Giuseppe Failla e la direzione di Gaetano Muleo”, sarebbero state rendicontate fittizie prestazioni di ricovero nel reparto dell’Unità di Terapia intensiva coronarica (Utic), Unità formalmente autorizzata in forza dell’accreditamento della clinica al Servizio sanitario regionale, di fatto mai esistita o comunque mai entrata in funzione.

“Schede di dimissioni farlocche”

Una truffa, che secondo le ipotesi accusatorie, si è concretizzata in false attestazioni nell’erogazione di prestazioni specialistiche, con l’indicazione del “codice 50” (esclusivo delle prestazioni sanitarie di ricovero Utic), riportate nelle schede di dimissioni ospedaliere e poi trasmesse periodicamente all’Asp di Catanzaro per il riconoscimento delle somme spettanti a titolo di rimborso da parte del Servizio sanitario regionale, destinando a degenze ordinarie 5 posti letto riservati esclusivamente all’inesistente reparto Utic, quindi incrementando il numero dei posti letto ordinariamente disponibili nella struttura sanitaria e conseguentemente aumentando fraudolentemente la capacità di accoglienza nei reparti di degenza ordinaria. Sarebbe stata attestata l’assistenza ai pazienti affetti da patologie cardiologiche acute che avrebbero specificatamente necessitato del ricovero Utic mediante ricovero nel reparto dell’Unità di Terapia intensiva post operatoria (Utipo) invece di destinarli ad altre strutture ospedaliere effettivamente dotate del reparto Utic.

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