Business della marijuana a Vibo, cade l’associazione: sconti di pena in appello (NOMI)

Si tratta del processo scaturito dall'operazione antidroga "Giardini Segreti". Dimezzata la condanna nei confronti del pentito Emanuele Mancuso

di Mimmo Famularo – Cade l’associazione finalizzata al narcotraffico e la Corte d’appello di Catanzaro presieduta dal giudice Loredana De Franco riduce le pene inflitte in primo grado nei confronti di sette degli otto imputati giudicati con rito abbreviato nell’ambito dell’inchiesta denominata “Giardini segreti” che ha scoperchiato un vasto traffico di marijuana gestito da una presunta associazione con a capo Emanuele Mancuso, l’ex rampollo dell’omonima famiglia di Limbadi che da un paio di anni è un collaboratore di giustizia. Il pentito si è visto dimezzare la condanna inflitta in primo grado dal gup di Catanzaro Pietro Carè: dai 4 anni e 11 mesi di reclusione si passa ai 2 anni, 4 mesi, 10 giorni sentenziati dalla Corte d’appello. Sconto di pena anche per Giovanni Battaglia di Nicotera condannato a 4 anni, 20 giorni e 10mila e 667 euro di multa (6 anni e 10 mesi in primo grado); per Giuseppe Franzè di Stefanaconi, Giuseppe Navarra di Rombiolo, Pantaleone Perfidio di Nicotera e Francesco Giuseppe Olivieri di Nicotera 4 anni e 10mila euro di multa; per Valentin Ciprian Stratulat di Nicotera 4 anni, 4 mesi e 12 mila euro di multa. Confermata la stessa pena inflitta in primo grado (4 anni e 3 mesi) per Giuseppe Di Certo di Nicotera. Assolto da tutte le accuse Francesco Costa, di Nicotera, per il quale i giudici hanno disposto l’immediata scarcerazione. Nel collegio difensivo erano impegnati gli avvocati: Francesco Schimio, Antonia Nicolini, Francesco Capria, Vincenzo Galeota, Daniela Garisto.

Operazione Giardini Segreti

Operazione Giardini Segreti

Secondo le risultanze investigative Emanuele Mancuso sarebbe stato a capo della rete di produzione e coltivazione di marijuana smantellata nell’ambito del blitz condotto dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia diretta allora da Giorgio Grasso che ha  agito sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Il rampollo della famiglia Mancuso ha svelato agli investigatori i particolari di un business fiorente che avrebbe fruttato oltre venti milioni di euro. In particolare Emanuele Mancuso avrebbe acquistato su un sito internet (sequestrato ed oscurato dalla polizia postale) i semi di marijuana e il fertilizzante utile per impiantare vere e proprie piantagioni di canapa indiana nel Vibonese. Nell’arco di tre anni la polizia ha sequestrato ben 26mila piante nel territorio compreso tra Joppolo, Nicotera e Capistrano. La droga veniva coltivava, prodotta ed essiccata nelle piantagioni del Vibonese ma spacciata al dettaglio in tutta Italia attraverso una capillare rete gestita dal gruppo guidato da Emanuele Mancuso.

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