I tamponi sono pochi e i malati risultano essere pochi. E’ l’analisi che viene fuori osservando gli ultimi dati pubblicati da uno studio della Fondazione Gimbe, pubblicato su Corriere.it, che mappa la ricerca del Covid-19 nelle regioni italiane.
I dati presi in considerazione vagliano quanti tamponi diagnostici al giorno ogni 100 mila abitanti (i tamponi diagnostici sono i primi, quelli che servono a scoprire se una persona è infetta o no, escludendo i successivi di controllo); quanti positivi vengono scoperti (sempre per 100 mila abitanti), e infine la percentuale di tamponi positivi sul totale. La Calabria, nel periodo preso in riferimento, dal 22 aprile al 22 maggio, la Calabria ha avuto un livello medio di ricerca rispetto ai valori nazionali, ma certamente non sufficiente rispetto alle esigenze reali. Sono stati 1659 i tamponi diagnostici eseguiti e i nuovi casi positivi sono stati 6. La percentuale di tamponi positivi ogni 100 mila abitanti è dello 0,3%.
I dati presi in considerazione vagliano quanti tamponi diagnostici al giorno ogni 100 mila abitanti (i tamponi diagnostici sono i primi, quelli che servono a scoprire se una persona è infetta o no, escludendo i successivi di controllo); quanti positivi vengono scoperti (sempre per 100 mila abitanti), e infine la percentuale di tamponi positivi sul totale. La Calabria, nel periodo preso in riferimento, dal 22 aprile al 22 maggio, la Calabria ha avuto un livello medio di ricerca rispetto ai valori nazionali, ma certamente non sufficiente rispetto alle esigenze reali. Sono stati 1659 i tamponi diagnostici eseguiti e i nuovi casi positivi sono stati 6. La percentuale di tamponi positivi ogni 100 mila abitanti è dello 0,3%.
Veneto, Umbria, Basilicata e Friuli sono tra le Regioni che stanno monitorando meglio il virus, la Puglia, la Campania e la Sicilia sono invece le peggiori a farlo. E laddove l’incidenza di nuovi casi positivi riscontrati dovesse aumentare sarà necessario un notevole aumento di tamponi.