Oltre tre ore di discussione per arrivare alla decisione di abbandonare l’aula e non votare il documento. E così la bozza di piano di dimensionamento scolastico che avrebbe dovuto incassare il voto, favorevole o contrario, da parte del consiglio provinciale di Vibo, resta senza un giudizio da parte dell’assemblea. O meglio, il parere c’è e risiede proprio nella decisione dei consiglieri di lasciare i lavori, che sta a significare la contrarierà di questi ultimi al documento redatto dall’ente intermedio ma che, com’è sempre avvenuto, non poteva accontentare tutti.
Contestati i criteri di accorpamento
Il vincolo delle 21 dirigenze, per come previsto nelle linee guida, non poteva essere travalicato ma ad essere stato contestato, anche da 8 sindaci e diversi dirigenti scolastici, sono i criteri degli accorpamenti. Come ad esempio Mileto che dipenderà da San Costantino per via del maggior numero di alunni che frequentano l’istituto in quest’ultimo centro. Oppure Soriano che starà sotto Acquaro. O Vibo che perde alcune dirigenze e che mirava di recuperarne almeno una.
Dopo l’incontro della scorsa settimana con amministratori locali e dirigenti, nonché sindacati – che aveva visto 30 pareri positivi, 17 contrari e una astensione – il Consiglio era chiamato ad esprimersi in merito ma già da subito si è compreso che quella bozza non era stata condivisa. Ed ecco che dopo la relazione introduttiva del presidente dell’Ente, Corrado L’Andolina, che di fatto ha reiterato come il piano non si sia potuto discostare dalle linee guida e che all’interno di quel perimetro si è cercato di andare incontro alle esigenze di tutti (“E’ stato elaborato l’unico piano possibile coerente con i parametri imposti”), è iniziata la girandola di interventi.
La posizione della minoranza
“La Calabria subisce un dimensionamento importante e la provincia di Vibo è una delle maggiori penalizzate – è stato il pensiero comune della minoranza – che finisce per impoverire totalmente il territorio, senza dimenticare che vi sarà un esubero in termini di dipendenti (Ata e Segreteria) che verranno ricollocati su base regionale”. Al presidente L’Andolina è stato imputato di non aver fatto una battaglia politica sulla questione, ma l’amministratore locale ha ribattuto che non spettava alla Provincia farlo in quanto ha solo recepito le linee guida, quanto piuttosto alla Regione: “Ho anche sollecitato i sindacati di formulare proposte alternative o a censurare il Piano in caso di violazioni specifiche, ma in entrambi i casi non sono arrivati segnali”. E su Vibo: “La legge parIa chiaro: i centri con più di 15mila abitanti devono essere soggetti al maggior accorpamento possibile”. L’Andolina ha anche rispedito al mittente le accuse secondo le quali ha accettato supinamente i parametri: “Ho fatto passi indietro in presenza di scelte che mi sono state fatte notare essere “incoerenti”, come nei casi di Briatico con Tropea, fi Filandari, Nardodipace”, e quindi ha ricordato che c’è la questione aperta della Corte costituzionale che potrebbe annullare le linee guida. Se così fosse basterebbero tre autonomie “in più per soddisfare il 100% delle richieste”.
L’emendamento per ridisegnare gli accorpamenti e lo stop sulle dirigenze
I consiglieri, firmatario Domenico Tomaselli, avevano presentato un lungo emendamento che contemplava accorpamenti diversi rispetto a quelli della bozza ma che prevedeva un numero più ampio di autonomie, nello specifico 24 “Stando al numero complessivo degli alunni riportato alla pagina 1 del Dimensionamento pari a 21.731 diviso per 900 (parametro intermedio tra 600 e 1000) sufficiente e necessario per reggere un’autonomia si ottiene 24,15 arrotondato per difetto a 24. E’ evidente che da questa semplice operazione matematica che la Provincia di Vibo Valentia debba mantenere ben 24 autonomie per il successivo triennio e non 21. Appare quindi ingiusta una simile falcidia che non solo penalizzerebbe il diritto allo studio ma anche il diritto al lavoro. Questo perché la razionalizzazione delle autonomie porterebbe inevitabilmente ad esuberi di dipendenti da ricollocare, con buona probabilità nelle regioni del nord Italia”.
Ma sul numero delle dirigenze c’è stato lo stop di L’Andolina che ha ribadito il limite invalicabile delle 21 dirigenze: “Le linee guida – ha ammesso – non dovevano essere fondate solo su dati Istat, ma bisognava tenere presente difficoltà sociali e culturali e territoriali; oppure la presenza di Comuni con 5.000 abitanti che non possono andare sotto quelli con meno residenti. Di certo, tale formula matematica non è stata fatta per penalizzare Vibo perché non c’è un disegno”.
Dopo lunga discussione al momento del voto alcuni consiglieri hanno deciso di assentarsi dall’aula pur avendo firmato l’emendamento, questo al fine di riflettere meglio sul piano e tentare un ulteriore interlocuzione con la Regione Calabria verso la quale, “si confida in una comprensiva collaborazione”. Sono dunque rimasti in aula assieme al Presidente e al segretario Domenico Arena solo i consiglieri Tomaselli e Miceli. Da parte sua, proprio il presidente, preso atto della mancata votazione, ha comunque inviato l’esito della seduta alla Regione chiedendo un incontro alla vicepresidente Princi e al responsabile procedimento della Cittadella.
(f.p.)