Calabria7 ricorda Pollichieni con un commosso omaggio, non un ‘coccodrillo’

di Danilo Colacino – Mentre oggi sarà il momento del cordoglio, quello dell’ultimo saluto di familiari e amici come si dice in questi casi, è difficile non indulgere nella retorica nel tratteggiare la figura di Paolo Pollichieni. Il direttore, com’era chiamato perché lo era, è stato però soprattutto un giornalista. Di razza. Uno che aveva scelto il mestiere di informare i cittadini e lo aveva sempre fatto, sin dagli anni di Gazzetta del Sud e a seguire del Corriere della Calabria e poi ancora di tutte le sue iniziative editoriali fra cui il centralissimo progetto de Il Corriere della Calabria. Una testata capace di rappresentare un punto di riferimento della cronaca politica e giudiziaria nella regione di riferimento. Senza se e senza ma, con buona pace dei giornaloni locali (non molti per la verità) che avevano sempre più spesso dovuto cedere il passo a un concorrente (qui inteso nel senso di squadra di redazione) capace non solo di avere le notizie ma anche di saperle rappresentare nel modo migliore. Sì, perché bisogna anche vedere come si ‘valorizza’ uno spunto o l’imbeccata di una fonte. Quanto insomma se ne riesce a trarre per imbastirci su anche un ragionamento che vada oltre la palmare evidenza delle situazioni.

Il lavoro di Pollichieni di cui resterà per sempre traccia e dunque memoria. Chiunque in sede di ricordo, o come si dice in gergo giornalistico di ‘coccodrillo’, rivolge un peana nei confronti di una persona scomparsa, in particolare se si tratta di uno che in vita è stato protagonista o ha, a qualsiasi titolo, gestito potere. Ma nel caso del direttore (e lo mettiamo in rilievo da semplici appassionati lettori, non da altro, ci mancherebbe) va pure detto, per amore della verità, che il suo pensiero manifestato attraverso la parola o la penna (nella fattispecie in realtà il computer) sovente provocava disappunto magari perché portava alla luce verità (con dietro un lavoro legittimo oltreché benemerito) per alcuni scomode. Era acuto il Paolo fine cronista e opinionista ma anche pronto, sul pezzo (scusateci per l’insopportabile inflazione dell’espressione stessa) ed ancora urticante e privo di timori reverenziali nei confronti di chicchessia. E questo nella bellissima, ma per molti versi amara, terra di Calabria non è un pregio o meglio non lo è nella misura in cui la salacità di una riflessione o un articolo fa emergere fatti (pur di sicuro veri) di cui ai diretti interessati – come ovvio su tutti quelli potenti – sta a cuore che rimangano occulti.

Il lavoro di Pollichieni di cui resterà per sempre traccia e dunque memoria. Chiunque in sede di ricordo, o come si dice in gergo giornalistico di ‘coccodrillo’, rivolge un peana nei confronti di una persona scomparsa, in particolare se si tratta di uno che in vita è stato protagonista o ha, a qualsiasi titolo, gestito potere. Ma nel caso del direttore (e lo mettiamo in rilievo da semplici appassionati lettori, non da altro, ci mancherebbe) va pure detto, per amore della verità, che il suo pensiero manifestato attraverso la parola o la penna (nella fattispecie in realtà il computer) sovente provocava disappunto magari perché portava alla luce verità (con dietro un lavoro legittimo oltreché benemerito) per alcuni scomode. Era acuto il Paolo fine cronista e opinionista ma anche pronto, sul pezzo (scusateci per l’insopportabile inflazione dell’espressione stessa) ed ancora urticante e privo di timori reverenziali nei confronti di chicchessia. E questo nella bellissima, ma per molti versi amara, terra di Calabria non è un pregio o meglio non lo è nella misura in cui la salacità di una riflessione o un articolo fa emergere fatti (pur di sicuro veri) di cui ai diretti interessati – come ovvio su tutti quelli potenti – sta a cuore che rimangano occulti.

L’eredità della sua ultima creatura professionale. Il Corriere, fin dal giorno della sua apertura, è sempre stata una voce libera, caratterizzatasi per alta professionalità e qualità, tuttavia pure per la ‘dirompenza’ – come premesso – del servizio offerto agli unici veri padroni di un qualsiasi organo di stampa: i lettori (citazione montanelliana of course). È lecito aspettarsi dunque, anzi è doveroso averne la certezza, che la preziosa eredità di Pollichieni (a cui in chiusura rivolgiamo pure un doveroso commosso ricordo personale e soprattutto a nome dell’intero gruppo di calabria7.it) sarà raccolta e valorizzata come merita da un team di colleghi di prim’ordine. Gente colta, preparata, instancabile e come si dice oggigiorno ‘cazzuta’, che saprà di certo continuare a tenere alto il nome di un prodotto editoriale ormai divenuto spazio insostituibile di informazione e libertà per i calabresi tutti ma non soltanto per loro.

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