Callipo lascia il Consiglio regionale. Ma (quasi) tutti gli chiedono di restare…

di Mario Meliadò – Per motivi ben diversi…, ma tutti (o quasi) gli chiedono di ripensarci.

di Mario Meliadò – Per motivi ben diversi…, ma tutti (o quasi) gli chiedono di ripensarci.
Certo, però, se l’ex candidato Governatore del centrosinistra Pippo Callipo confermerà le proprie dimissioni da consigliere regionale, a Palazzo Campanella farà il suo ingresso la “sorpresissima” in chiave elettorale Antonio Billari: clamorose le sue 6.268 preferenze nel gennaio scorso, alle sue prime Regionali, che ne avevano fatto il candidato più votato nella circoscrizione elettorale reggina per la lista Democratici Progressisti e il secondo più votato dell’intero centrosinistra, grazie anche al concreto appoggio di capi-elettori variamente riconducibili alla Sinistra radicale: si pensi al suocero Santo Gioffrè, ex Pdci, già assessore provinciale alla Cultura, sindaco di Seminara e in tempi più recenti coraggioso commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria, ma pure all’ex di Rifondazione comunista ed ex assessore regionale Nino De Gaetano. E che però per le perversioni del sistema elettorale non erano risultate sufficienti a tributargli uno scranno in Consiglio regionale (nella foto, Billari e Gioffrè insieme al segretario nazionale del Partito democratico Nicola Zingaretti).

Resta il fatto che al “re del tonno”, dimessosi dopo lo scivolone sui vitalizi-non-vitalizi, tutti ma proprio tutti chiedono di revocare le proprie dimissioni e di restare dov’era.
Come si diceva, a differenziarsi – e di parecchio – sono i motivi…

VITO PITARO SI AUTO-SMENTISCE

Per esempio, mentre in Consiglio regionale il santelliano Vito Pitaro aveva quasi vantato la caratura etica del centrodestra che, aveva sottolineato, «non ha strumentalizzato certe dimissioni», chiaramente riferendosi a quanto asserito da Callipo, un po’ incredibilmente in serata, a fine seduta, riusciva a smentirsi da solo, apponendo anche la propria firma insieme a quelle di tutti gli altri capigruppo di maggioranza, in una nota congiunta paradossale. Perché a Callipo si chiede di restare, attaccandolo: pur essendo le dimissioni «sempre un atto personale e legittimo», affermano Tilde Minasi (Lega), Pino Graziano (Udc), Filippo Pietropaolo (Fdi), Giovanni Arruzzolo (Fi), Baldo Esposito (Cdl) e appunto Pitaro, «contano anche e soprattutto le motivazioni». E la circostanza che Callipo, da sempre ricollegato come imprenditore a una «seria eccellenza» calabrese, «imputi questa sua determinazione al modus operandi di un Consiglio democraticamente eletto, come lui d’altronde, non è accettabile, in particolar modo se la volontà di lasciare il proprio scranno a palazzo Campanella debba concretizzarsi in un attacco gratuito, strumentale ed anche, da un certo punto di vista, provocatorio».

Qui il punto, a legger bene quanto scrivono i capigruppo della coalizione di centrodestra, non sta affatto nel tutelare un grande protagonista della nostra vita economico-produttiva, ma nel loro dissenso rispetto a un iter motivazionale di Pippo Callipo «che vorrebbe vederci causa prioritaria di questo congedo anticipato dell’ex candidato Presidente, il quale svilisce persino il valore del voto di tutti i calabresi che lo scorso 26 gennaio hanno voluto accordargli fiducia. Non ci sentiamo, non ci sentiremo, non siamo e non saremo il capro espiatorio di una situazione che rasenta l’assurdo», tuonano i presidenti dei gruppi consiliari: questo il motivo fondante per cui «auspichiamo che il consigliere Callipo rimetta la sua decisione, tornando indietro su quanto dichiarato e non permetta così che vengano aggiunti ulteriori ostacoli e polemiche al lavoro della massima assise calabrese, permettendo a tutti di impegnarci in maniera serena e propositiva».

IL PD VOTERÀ CONTRO

Del tutto diversa la motivazione con cui chiede a Pippo Callipo di “non abbandonare la nave” uno che l’ha assai voluto al timone: il commissario regionale del Partito democratico, Stefano Graziano.
Il Pd, fa sapere il politico di Aversa, pur prendendo atto delle ragioni alla base delle sue dimissioni, è grato a Callipo «per l’impegno profuso in questi mesi e per la generosità con cui aveva accettato una sfida improntata al cambiamento e al riscatto della Calabria». E così, non solo Graziano chiede «di ripensarci» all’ex candidato alla Presidenza della Regione, ma annuncia a mezzo stampa: «Chiederò al gruppo Pd di votare contro le dimissioni», facendo presente che il Partito democratico «sarà sempre dalla parte di chi si batte per il rispetto delle regole democratiche e a tutela delle prerogative di tutti i consiglieri, a fronte di una maggioranza arrogante e interessata unicamente alla spartizione delle poltrone».

OLIVERIANI “FEROCI”

E proprio le parole di Graziano e dell’allora responsabile Mezzogiorno del Pd Nicola Oddati (oggi responsabile Cultura nella segreteria nazionale dèm) vengono implacabilmente contestate, adesso, dai “fedelissimi” dell’ex Presidente Mario Oliverio: «Callipo imprenditore che vince e non si arrende».
Quasi non aspettavano altro, gli Oliverio-boys, se non un passo falso di un Callipo nel loro “giro” già criticatissimo per avere “sposato” la causa dell’ex forzista (e oggi deputata fdi) Wanda Ferro alle Regionali precedenti: ed è vero che si trattava di parole scritte a pochi giorni dal voto, ma il riferimento al “non arrendersi” brucia quanto bruciò al “lupo della Sila” vedersi preferito l’ex presidente di Confindustria Calabria.
«Pippo Callipo si dimette da consigliere regionale per la sua inadeguatezza a fare il capo dell’opposizione, adesso ci aspettiamo le dimissioni del segretario nazionale Pd e dei suoi galoppini che lo hanno proposto», scrivono, con un giudizio drastico e probabilmente immeritato nei confronti dell’imprenditore. Il tutto condito da un eloquente hashtag #ZingarettiACasa e da un video-sfottò che strappa qualche sorriso, forse amaro.

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