Calunniò un magistrato della Dda di Catanzaro, a giudizio il boss del clan di Filandari

In corso a Catanzaro l'udienza preliminare per l'investigatore che fu minacciato dallo stesso boss durante il processo Nemea

di Gabriella Passariello- Avrebbe incolpato il magistrato della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, pur sapendolo innocente, determinando l’apertura di un fascicolo nei suoi confronti da parte della Procura di Salerno competente per i reati che riguardano giudici e magistrati del distretto del capoluogo di regione, depositando una denuncia-querela il 21 febbraio 2019, denuncia che ha fatto poi scattare l’inchiesta, conclusa con un decreto di archiviazione. E il querelante da persona offesa è diventata persona sottoposta ad indagini.

Magistrato calunniato

Magistrato calunniato

Il gup del Tribunale di Salerno Gerardina Romaniello, ha rinviato a giudizio Leone Soriano, 55 anni, di Vibo Valentia, capo dell’omonimo clan di Filandari, attualmente detenuto nel carcere di “Lorusso Cotugno” di Torino, difeso dall’avvocato Diego Brancia. Intanto è in corso l’udienza preliminare davanti al giudice per l’udienza preliminare di Catanzaro Filippo Aragona in merito ad un’altra vicenda giudiziaria, dove il boss è stato raggiunto da un avviso di conclusione indagini con contestuale informazione di garanzia nel luglio dell’anno scorso per minaccia e calunnia aggravate dalle modalità mafiose contro il maggiore del comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia Valerio Palmieri, ora in servizio a Reggio Calabria.

Le minacce all’ufficiale di pg

L’uomo avrebbe inviato una cartolina all’ufficiale di pg utilizzando espressioni minatorie del tipo: “per falsità e tutte le porcate che avete fatto, siete peggio dei vostri colleghi che hanno ucciso Stefano Cucchi.  Volete impartire la legalità, ma vergognatevi”. Una missiva recapitata il 17 agosto 2019, proprio mentre si stava celebrando il processo Nemea contro il clan di Filandari, in cui uno dei testi era Palmieri citato per relazionare sulle indagini svolte, “nonché persona offesa in seguito ad una minaccia aggravata posta in essere dallo stesso Soriano tra il 6 e il 18 marzo 2018”. Una minaccia, secondo la Dda, aggravata dall’aver commesso il fatto per agevolare l’attività della cosca Soriano, operante nel Comune di Filandari, “adottando un comportamento idoneo ad esercitare una particolare coartazione psicologica”. In quella stessa lettera il magistrato, ha riscontrato il reato di calunnia ai danni del maggiore dei carabinieri, nel tratto in cui il boss scrive: “di aver attestato delle falsità e di aver commesso delle porcate” incolpandolo di aver compiuto degli illeciti pur sapendolo innocente”.

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