La Camera Penale “A. Cantafora” di Catanzaro aderirà all’astensione collettiva dalle udienze penali, in programma dall’8 al 10 maggio, indetta dalla Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane a seguito delle recenti riforme del Governo in tema di Giustizia. Tra l’altro, la mattina di mercoledì 8 maggio, alle ore 10.30, si terrà l’assemblea dei soci, presso la sala consiliare dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, proprio per discutere dello stato attuale del sistema Giustizia e per informare gli iscritti sulle iniziative che verranno intraprese.
“L’adesione della camera penale catanzarese all’astensione indetta dall’UCPI – evidenzia l’avv. Ermenegildo Massimo Scuteri – oltre ad essere convinta e ferma, è la risposta liberale/democratica alle recenti riforme del Governo che, al contrario, hanno un evidente tenore populista e giustizialista. Infatti, si tratta di riforme che hanno scosso la maggior parte dei Penalisti italiani e che consistono nell’eliminazione del rito abbreviato per i reati di ergastolo, la nuova disciplina della legittima difesa, il c.d. “decreto sicurezza”, le condizioni delle carceri italiani, la legge c.d.” spazza corrotti” e l’abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Provvedimenti allarmanti e che affievoliscono ancora una volta le garanzie democratiche”.
“L’adesione della camera penale catanzarese all’astensione indetta dall’UCPI – evidenzia l’avv. Ermenegildo Massimo Scuteri – oltre ad essere convinta e ferma, è la risposta liberale/democratica alle recenti riforme del Governo che, al contrario, hanno un evidente tenore populista e giustizialista. Infatti, si tratta di riforme che hanno scosso la maggior parte dei Penalisti italiani e che consistono nell’eliminazione del rito abbreviato per i reati di ergastolo, la nuova disciplina della legittima difesa, il c.d. “decreto sicurezza”, le condizioni delle carceri italiani, la legge c.d.” spazza corrotti” e l’abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Provvedimenti allarmanti e che affievoliscono ancora una volta le garanzie democratiche”.
