Carabinieri assassinati in Calabria: manca l’ambulanza, salta la testimonianza del teste

Antonio Schettini, già collaboratore di giustizia e uno dei killer di primo piano della 'ndrangheta, per la seconda volta in pochi giorni non ha potuto essere ascoltato dal procuratore distrettuale
carabinieri assassinati

Antonio Schettini, 64 anni, già collaboratore di giustizia e uno dei killer di primissimo piano della ‘ndrangheta, per la seconda volta in pochi giorni, non ha potuto essere ascoltato dal Procuratore aggiunto distrettuale, Giuseppe Lombardo, nel processo d’appello in corso per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, assassinati il 18 gennaio del 1994 nei pressi dello svincolo autostradale di Scilla.

I motivi dell’assenza

I motivi dell’assenza

I motivi dell’assenza dal dibattimento sono contenuti in una nota del ministero dell’Interno, che la pubblica accusa ha esposto al Collegio presieduto da Bruno Muscolo. Schettini, che si è autoaccusato di avere partecipato a una sessantina di omicidi, è da tempo fuori dal programma di protezione e in condizioni fisiche che non gli consentirebbero di spostarsi dal luogo in cui vive, se non in barella e costanza di assistenza medica su un automezzo medicalizzato. “Solo stamattina – ha spiegato in aula Giuseppe Lombardo rivolto alla Corte – ho ricevuto la nota del ministero dell’Interno, che contiene un parere non favorevole, affinché Schettini possa essere spostato in una sala udienze che la Dia aveva individuato”.

Decisione rinviata al prossimo 1 giugno

Il rappresentante dell’accusa, specificando la richiesta della testimonianza di Schettini, ha reso noto che è riferita ai “contenuti di un verbale del 28 novembre del 1996”, e ne ha chiesto l’acquisizione al dibattimento in quella stessa forma. Il presidente Bruno Muscolo, sentite le parti, ha rinviato la decisione al prossimo 1 giugno, data in cui sarà sentito il collaboratore di giustizia Annunziatino Romeo. Nel corso dell’udienza, Giuseppe Graviano, condannato all’ergastolo come mandante del duplice omicidio dei due uomini dell’Arma insieme al boss della ndrangheta Rocco Santo Filippone, con una dichiarazione spontanea dal carcere di Spoleto, dov’è detenuto, ha comunicato alla Corte d’Appello di avere subito un intervento chirurgico ad una gamba, e che nonostante “le richieste di visita medica per le condizioni della ferita”, non è stato ancora visitato da alcun medico. Graviano, infine, ha denunciato l’insufficienza dei numeri dei colloqui con il difensore di fiducia, l’avvocato Giuseppe Aloisio.

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