Caradonna, tanta gente per un progetto di successo

di Danilo Colacino – L’8 marzo è una festa che da sempre fa discutere, perché come si dice con una frase forse un po’ banale: ricordarsi delle donne un solo giorno all’anno suona quasi oltraggioso.

È pur vero, però, che il significato più profondo di questa festa è importante e incancellabile. Ragion per cui la giovane laureanda in Giurisprudenza Sara Spanò, iscritta all’Università a Roma ma residente a Soverato, ha ritenuto opportuno dare il via – tra la sua cittadina ionica e il capoluogo – al progetto Caradonna.

È pur vero, però, che il significato più profondo di questa festa è importante e incancellabile. Ragion per cui la giovane laureanda in Giurisprudenza Sara Spanò, iscritta all’Università a Roma ma residente a Soverato, ha ritenuto opportuno dare il via – tra la sua cittadina ionica e il capoluogo – al progetto Caradonna.

Un’iniziativa indetta nella capitale da cinque anni dall’associazione Agape Italia (e nel 2019 incentrata sulla lotta a ogni forma di violenza o abuso sul genere femminile) che l’attivista della stessa Agape Sara (in stretta collaborazione con l’amica Nancy Papa) ha inteso “esportare” a Catanzaro ed è stato subito un successo malgrado la mancanza di fondi e il poco tempo a disposizione per organizzarla. Caradonna si è articolata in una mostra, conclusasi come ovvio ieri sera nella Sala Primavera Catanzaro in via Lungomare nel quartiere Lido. Sede che si è andata riempiendo di gente nel corso della serata. Una delle caratteristiche dell’esposizione era quella di mostrare corpi di donne – che si sono prestate a essere protagoniste della manifestazione – ‘usati’ come manifesti per mandare messaggi di rispetto e amore nei confronti delle esponenti del gentil sesso. Una frase così sentita da essere tatuata, seppur temporaneamente, sulla pelle delle medesime volontarie dell’evento.

La breve sintesi della serata. Filmati, foto, letture e condivisione di esperienze. Ecco come si è svolto l’appuntamento, scandito dai terribili racconti di femminicidio narrati da Eliana Papa e Federica Palaia. Molto interessanti anche le informazioni fornite dell’avvocato Stefania Figliuzzi del Centro calabrese antiviolenza. Impressionanti poi le istantanee mostrate dagli studi fotografici di Antonio Zangari e Fabio Lombardo, che hanno prestato la loro opera gratuitamente e a fini di solidarietà nell’ambito di un progetto di tutela delle donne maltrattate e vessate da familiari o compagni privi di ogni briciolo di umanità.

Le parole del consigliere comunale Antonio Mirarchi. A sposare l’iniziativa è stato pure Mirarchi, che ha partecipato alla serata conclusiva dichiarando poi a noi di calabria7.it: “Quanto appena visto e sentito arriva dritto come un pugno nello stomaco. Tutti dovremmo fare tanto di più per salvaguardare l’universo femminile, spesso indifeso e bistrattato pur essendo fondamentale per la vita umana.

Purtroppo, però, sovente si assiste a tragedie insensate, che potrebbero essere evitate, magari favorite dalla paura o la vergogna di denunciare le sopraffazioni e le botte subìte fra le mura domestiche. Voglio quindi mettere in rilievo – ha chiosato – l’opera altamente meritoria di Agape Italia e l’impegno profuso dalle giovani Spanò e Papa. Studentesse che hanno fortemente voluto offrire questa toccante testimonianza di rispetto e amore per le donne”.

Redazione Calabria 7

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