Carceri, detenuto tenta di strangolare agente

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Ancora una violenta aggressione nei confronti di un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria nel carcere di San Pietro in Clarenza, a Reggio Calabria. Un assistente del Corpo – affermano Giovanni Battista Durante – segretario generale aggiunto del SAPPE e Damiano Bellucci, segretario nazionale – è stato aggredito nel reparto di osservazione psichiatrica da un detenuto che ha tentato dì strangolarlo. L’assistente è stato portato  in ospedale, dove i medici lo hanno mecicato e giudicato guaribile in venti giorni.

“Ancora una volta – osservano i sindacalisti- un appartenente al Corpo ha rischiato la vita nella quotidiana gestione di detenuti che probabilmente andrebbero gestiti  in maniera e in luoghi diversi. I locali detentivi, purtroppo, non sono neanche adeguati, poiché privi delle necessarie condizioni di sicurezza. Infatti, è stato installato solamente un sistema di videosorveglianza (le cui telecamere sono prive di nicchie protettive) lasciando all’interno delle celle lavabi, armadi, sgabelli e arredi vari in metallo che vengono regolarmente divelti dai detenuti ed utilizzati come armi contro gli agenti di Polizia Penitenziaria o come strumenti per la demolizione della camere di pernottamento”. “Quindi -conclude il SAPPE- oltre ai gravi rischi per il personale, avviene la sistematica demolizione delle stanze detentive e, spesso, dell’intera sezione. Ad oggi, purtroppo, nonostante i tanti eventi critici e le molte segnalazioni fatte l’Amministrazione non ha posto in essere alcun intervento di miglioramento organizzativo e gestionale.

“Ancora una volta – osservano i sindacalisti- un appartenente al Corpo ha rischiato la vita nella quotidiana gestione di detenuti che probabilmente andrebbero gestiti  in maniera e in luoghi diversi. I locali detentivi, purtroppo, non sono neanche adeguati, poiché privi delle necessarie condizioni di sicurezza. Infatti, è stato installato solamente un sistema di videosorveglianza (le cui telecamere sono prive di nicchie protettive) lasciando all’interno delle celle lavabi, armadi, sgabelli e arredi vari in metallo che vengono regolarmente divelti dai detenuti ed utilizzati come armi contro gli agenti di Polizia Penitenziaria o come strumenti per la demolizione della camere di pernottamento”. “Quindi -conclude il SAPPE- oltre ai gravi rischi per il personale, avviene la sistematica demolizione delle stanze detentive e, spesso, dell’intera sezione. Ad oggi, purtroppo, nonostante i tanti eventi critici e le molte segnalazioni fatte l’Amministrazione non ha posto in essere alcun intervento di miglioramento organizzativo e gestionale.

Redazione Calabria 7

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