di Danilo Colacino – Un problema dimenticato, dopo i clamori di inizio anno. Al solito, verrebbe da dire. È quello delle condizioni in cui versa l’Archivio di Stato (più comunemente definito archivio storico) di Catanzaro. Che rimane ubicato negli ambienti, forse non sufficientemente spaziosi, di Piazza del Rosario n. 6, accanto alla Caserma Laganà della Guardia di Finanza. Non sono certo collocazione e dimensione della sede, però, a costituire il motivo di maggiore affanno per un adeguato funzionamento di una struttura territoriale che afferisce al ministero dei Beni culturali. Che, per la verità, qualche difficoltà c’è l’ha con tutti gli Archivi italiani. Soprattutto sul versante delle unità lavorative da destinarvi, che pare però ci sarebbero.
La precaria situazione dell’Archivio di Stato locale
La precaria situazione dell’Archivio di Stato locale
Realtà quali quella del capoluogo calabrese sono, come premesso, in serie ambasce per la mancanza di personale. Assai più di altre. Eppure, solo fino a una decina d’anni fa vantava ben 42 dipendenti. Adibiti, con varie mansioni, alla gestione, in cima ai Tre Colli, degli uffici di piazza del Rosario e di piazza della Libertà, ora peraltro dismessa proprio per quanto si sta raccontando. A cui si aggiunge la sede lametina. La maggior parte di loro, tuttavia, era stata assegnata, venendo precettata grazie alla legge 285 risalente addirittura a fine anni Settanta. E quindi una trentina abbondante di anni dopo (34-35-36), avviati in… blocco alla pensione. Fatto sta che, in meno di un decennio, questo folto gruppo per circa quattro decenni all’opera si è prima dimezzato per poi ridursi all’osso.
Ma all’osso, per davvero, con soli 5 effettivi fra cui il direttore. Più due professionisti esterni, di cui uno addirittura proveniente dal capoluogo toscano, a partita Iva. Il dirigente stesso inoltre, arrivato a inizio febbraio scorso, è pronto a ripartire a fine gennaio prossimo per ‘ordine di servizio’. Del resto, il direttore è un funzionario ministeriale. Tale, seppur assegnatario di ruolo e responsabilità dirigenziali ma senza un inquadramento specifico, che fra due mesi appena è destinato a tornarsene dove era venuto. Firenze, nella fattispecie.
Alla partenza dell’attuale direttore, struttura in crisi
Sarà proprio quando il dirigente adesso in carica partirà, che l’Archivio di Catanzaro rischierà il collasso in caso di mancato avvicendamento del citato dirigente e implementazione dell’organico. Considerato come l’attuale direttore, che a inizio 2022 ha ‘ricevuto le consegne’ da un collega già andato in quiescenza e malgrado ciò offertosi in modo volontario di illustrare la situazione in cui si trovava l’ufficio, si debba dedicare per la maggior parte alle mansioni amministrative. A lui, sempre per l’assenza diegli impiegati preposti, tocca dunque persino fare ordini e pagare fatture per utenze e altre necessità simili. Incombenze che, laddove può, condivide con chi gli opera a fianco.
Una manciata di dipendenti che ha le prerogative e il titolo per farlo, come ovvio. Si tratta inoltre di vincitori di concorso interno, che li ha fatti passare da Area 3 ad Area 2 con le acquisite qualifiche di archivista e bibliotecario. Che però, per l’ormai noto motivo, non possono svolgere tali ruoli a Catanzaro, rischiando di venire beffati da chi vince il concorso nel frattempo. Che magari li supera, mentre a loro è stato proposto il trasferimento a Trieste per poter avere l’inquadramento spettante.
In Archivio si entra per appuntamento, anche se…
Sempre a causa della mancanza di dipendenti, l’Archivio apre al pubblico ogni settimana, da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 13. Mentre, in occasione dei rientri pomeridiani, i funzionari in servizio sbrigano un po’ della mole di lavoro da fare senza dunque poter ricevere l’utenza. Che, come non bastasse, devono farsi annunciare con una sorta di prenotazione quasi ci fosse ancora in atto il protocollo per l’emergenza Covid. Sebbene l’abnegazione del personale, porti a far di tutto per evadere nei limiti del possibile le richieste di quanti si recano nella sede di Piazza del Rosario nonostante siano talvolta privi di prenotazione.
Quanto però, proprio non si riesce più a fare malgrado il compimento di qualsiasi sforzo, è di elaborare i cosiddetti progetti con gli studenti delle scuole cittadine o altre specifiche categorie di visitatori. Iniziative che tra l’altro fruttavano delle meritate gratifiche economiche ai dipendenti che elaboravano tali programmi previsti dal ministero.
Un dispiacere, quindi, non poter ‘aprire alla piena e più totale fruizione’ l’Ufficio ai tanti soggetti interessati a conoscerlo. Ma ciò che più preoccupa è che per le gravissime lacune nell’organico, si rischia una sorta di chiusura di fatto. Non essendo al momento noto, persino chi sarà il direttore subentrante dal primo febbraio 2023. Che, però, potrebbe pure essere un funzionario già in servizio a Catanzaro o Lamezia. Un dipendente che andrebbe a occupare questa posizione (meramente organizzativa e dunque non formalmente dirigenziale, come premesso) in virtù di un cosiddetto interpello interno. A patto, tuttavia, venga avvicendato nella vecchia mansione espletata e, si auspica, affiancato da nuovi colleghi che lo coadiuvino nella gestione della struttura.