“È da mesi che si parla di carenze di personale sanitario sulle ambulanze del 118 del catanzarese, e la situazione non tende a migliorare. Sono diverse le postazioni nei vari distretti oramai demedicalizzate, in un territorio lasciato completamente allo sbando, troviamo un’assistenza sanitaria che fa acqua da tutte le parti. Vietato accusare malori in taluni posti, o nella migliore delle ipotesi, in alcuni territori ed in determinate fasce orarie”. E’ quanto si legge in una nota stampa dell’associazione di promozione sociale ‘A Filanda.
“Ma di chi sono le responsabilità, se ce ne sono? Ci si trincera dietro la famigerata pandemia da Covid o dietro la miope scelta dei governanti di continuare con il famoso numero chiuso nelle facoltà di medicina.
“Ma di chi sono le responsabilità, se ce ne sono? Ci si trincera dietro la famigerata pandemia da Covid o dietro la miope scelta dei governanti di continuare con il famoso numero chiuso nelle facoltà di medicina.
Quindi questo stillicidio di personale a cosa può essere attribuito? Ad esempio – si legge ancora nel comunicato stampa – riavvolgendo il nastro del tempo, ci si imbatte in un qualcosa di curioso. Nel mese di novembre 2019 (di Covid non se ne parlava) quando l’Asp di Catanzaro approntando un piano di risanamento decise di togliere ai medici del 118 una indennità, quella dei servizi aggiuntivi pari a eueo 5.50 orarie. È dal 2017 che tale indennità è in discussione sui tavoli di lavoro fra sindacati e regione. Fino a quel momento, nessuno aveva ancora deciso se fosse legittimo o meno intervenire per la revoca. Oltre alla revoca, essendo tale indennità istituita nel 1998, si è richiesto la restituzione di quanto già rimborsato. Il tutto in comode rate, a cadenza mensile, quasi si trattasse della televendita dei materassi con il solito pentolame in omaggio. E quindi, tutti questi medici, si sono improvvisamente ritrovati, chi più chi meno, con un debito verso la Regione di cifre che mediamente si aggiravano intorno agli 80 euro. Qualcuno, facendo spallucce, e con un elevato senso di servizio, è rimasto egualmente, con uno stipendio ridotto. La maggior parte si è invece divincolata, per due ordini di motivi: la prima è che licenziandosi dall’Asp, questa non poteva più trattenere dai loro stipendi la quota da restituire, la seconda lo stipendio all’osso. Morale della favola, prima ancora della pandemia, il sistema 118 veniva ridotto al lumicino.
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