Caro bollette, tasse e pensioni: ecco i primi provvedimenti del governo Meloni

Risorse potrebbero arrivare da una stretta sul reddito di cittadinanza, sospendendolo per sei mesi a chi è in condizioni di lavorare e ne ha usufruito già per 18 mesi
Giorgia Meloni

L’economia potrebbe non essersi inchiodata così come si pensava fino a qualche settimana fa. Aiutando la messa a punto della prossima manovra, su cui il governo ha aperto il confronto, con l’obiettivo di contrastare soprattutto il caro bollette, evitare la piena entrata in vigore della legge Fornero sulle pensioni ma anche per attuare alcune misure di bandiera del centrodestra come la soglia del contante e la stretta sul reddito di cittadinanza.

Cantiere aperto

Cantiere aperto

Il cantiere del governo, secondo l’ANSA, è aperto, anche nel weekend. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo la sua prima uscita all’Altare della Patria, è rimasta nel suo ufficio tenendo numerosi contatti con diversi ministri. Si sta definendo anche il timing degli interventi economici. Già la prossima settimana arriveranno emendamenti al decreto Aiuti Ter, ad esempio per prorogare la restituzione dei bonus in ricerca e sviluppo usati indebitamente. Subito dopo saranno definite le nuove stime macroeconomiche. Quindi tra due-tre settimane arriverà la legge di Bilancio.

Attesi i nuovi dati del Pil

Al Mef si aggiornano i conti della Nadef, la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, che il governo Draghi ha presentato solo con le stime ‘tendenzialì, quelle che non tengono conto delle misure che potrebbero essere prese. La sorpresa potrebbe arrivare dai nuovi dati del Pil attesi lunedì mattina dall’Istat. Sono i primi relativi alla crescita economica nel terzo trimestre dell’anno. Fino a pochi giorni fa l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che valida le stime del governo, aveva ipotizzato un calo di 0,2 punti. Ora il ‘consensus’ stilato dagli analisti vedrebbe invece una crescita piatta rispetto al trimestre precedente, che aveva segnato un balzo dell’1,1% del Pil.

Una maggiore crescita avrebbe un trascinamento anche sul 2023, con impatto positivo sui conti, ad esempio per il maggior gettito. A questo si aggiungerebbe la possibilità di ampliare lo ‘spazio di manovra con un maggior ricorso al deficit, liberando risorse tra i tra i 9,5 e 20,8 miliardi.

Stretta sul reddito di cittadinanza

Ma altre risorse potrebbero arrivare da una stretta sul reddito di cittadinanza. Ne ha parlato il vicepremier Matteo Salvini con Bruno Vespa al lavoro sul suo prossimo libro: sospendendo per sei mesi il redito di cittadinanza a chi è in condizioni di lavorare e ne ha usufruito già per 18 mesi si ‘risparmia 1 miliardo per finanziare quota 102 per andare in pensione. Già le pensioni: la riproposizione di Opzione donna e dell’Ape sociale è data per scontata. Ma verrebbe riproposta anche Quota 102, che ha un impatto su poche migliaia di posizioni e quindi un costo davvero limitato. Rimarrebbe per ora solo una proposta politica non ancora messa a terra l’idea di un incentivo pensionistico per chi lavorerà oltre i 63 anni, che però aumenterebbe la propensione a rimanere al lavoro, che è uno dei parametri per fare le stime macro dei conti previdenziali.

Le altre risorse

Altre risorse potrebbero arrivare dagli extraprofitti – modificando la base imponibile o alzando l’aliquota – e dalla revisione degli conti sui bonus sulla casa. Tornerebbe poi la ‘spending review’, con il taglio mirato delle spese dei diversi ministeri. Fondi potrebbero arrivare anche da una nuova web green tax, su chi fa consegne di e-commerce con veicoli inquinanti, che però deve ancora essere strutturata in concreto e al momento è solo una proposta. Risorse del resto servono se, partendo dai 21 miliardi dovuti al maggior deficit, si dovrà arrivare ai 30-40 miliardi accreditati dal tam tam della politica. Già perché i tre quarti delle risorse andranno al pacchetto energia ma ci sono anche altre misure da attuare. Oltre alle pensioni si lavora sul cuneo con l’ipotesi di dare continuità al taglio di due punti, per tagliare l’Iva, portandola al 5%, per alcuni beni come i prodotti per l’infanzia.

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