Caso Fincalabra, l’ex governatore Oliverio rinviato a giudizio per abuso d’ufficio

oliverio regionali

Il Gup di Catanzaro ha rinviato a giudizio l’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, con l’accusa di abuso d’ufficio, per la rimozione di Luca Mannarino dalla carica di presidente della Fincalabra, ente in house della Regione Calabria.

Lo rende noto l’avvocato Sabrina Mannarino, difensore di Luca Mannarino. Il Gup di Catanzaro ha così accolto la richiesta del pm Graziella Viscomi, sostituto procuratore di Catanzaro, e della stessa legale di Mannarino. La prima udienza dibattimentale è fissata per il 15 settembre 2021. Secondo l’avvocato Mannarino con il decreto di rinvio giudizio dell’ex governatore Oliverio “si arriva al totale capovolgimento di una lunga ed articolata vicenda giudiziaria che non potrà non rimettere in discussione anche i paralleli procedimenti avviati contro Mannarino in sede civile, penale e dinnanzi alla Corte dei Conti per i danni derivanti dal disinvestimento dei fondi comuni operato dalla governance di Fincalabra nei primi del 2016, quindi successivamente alla rimozione illegittima dello stesso Mannarino da presidente della finanziaria regionale”. Per l’avvocato Mannarino “con le condotte assunte – così il decreto di rinvio a giudizio – l’ex presidente Oliverio procurava a Mannarino un danno ingiusto, consistente nelle retribuzioni non percepite per il periodo in cui vi avrebbe avuto diritto, oltre al danno curriculare; pregiudizio da considerarsi ingiusto poiché la rimozione era attuata col deliberato scopo di perseguire quelle finalità privatistiche che collocano l’esercizio della funzione in violazione dei criteri di imparzialità e di buon andamento dell’attività amministrativa, nella specie con la specifica volontà di rimuovere un soggetto sgradito”.

Lo rende noto l’avvocato Sabrina Mannarino, difensore di Luca Mannarino. Il Gup di Catanzaro ha così accolto la richiesta del pm Graziella Viscomi, sostituto procuratore di Catanzaro, e della stessa legale di Mannarino. La prima udienza dibattimentale è fissata per il 15 settembre 2021. Secondo l’avvocato Mannarino con il decreto di rinvio giudizio dell’ex governatore Oliverio “si arriva al totale capovolgimento di una lunga ed articolata vicenda giudiziaria che non potrà non rimettere in discussione anche i paralleli procedimenti avviati contro Mannarino in sede civile, penale e dinnanzi alla Corte dei Conti per i danni derivanti dal disinvestimento dei fondi comuni operato dalla governance di Fincalabra nei primi del 2016, quindi successivamente alla rimozione illegittima dello stesso Mannarino da presidente della finanziaria regionale”. Per l’avvocato Mannarino “con le condotte assunte – così il decreto di rinvio a giudizio – l’ex presidente Oliverio procurava a Mannarino un danno ingiusto, consistente nelle retribuzioni non percepite per il periodo in cui vi avrebbe avuto diritto, oltre al danno curriculare; pregiudizio da considerarsi ingiusto poiché la rimozione era attuata col deliberato scopo di perseguire quelle finalità privatistiche che collocano l’esercizio della funzione in violazione dei criteri di imparzialità e di buon andamento dell’attività amministrativa, nella specie con la specifica volontà di rimuovere un soggetto sgradito”.

I fatti – ricostruisce il legale Mannarino – “risalgono al 2014 quando, a seguito di partecipazione alla selezione pubblica per titoli, Mannarino è stato nominato presidente del Cda di Fincalabra Spa, per tre esercizi. All’esito della nomina a presidente della Regione Calabria di Oliverio veniva attivata la procedura di spoil system e Mannarino veniva dichiarato decaduto dalla carica. Mannarino presentava ricorso al Tar che, sollevata la questione di legittimità costituzionale, rimetteva gli atti alla Consulta e reintegrava di fatto Mannarino nelle funzioni di presidente di Fincalabra. Una decisione, quest’ultima, confermata anche dal Consiglio di Stato. Nonostante ciò, a novembre del 2015, Mannarino si vedeva recapitare una lettera a firma Oliverio con la quale lo si metteva al corrente della sua rimozione dalla carica di presidente e componente del Cda (che si sarebbe maturata solo alla fine del triennio), sulla base – rileva l’avvocato Mannarino di una interpretazione dello Statuto regionale, confermata come assolutamente distonica rispetto al dettato normativo e forzata”.

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