Caso Ioppoli, l’Ordine degli avvocati di Catanzaro: “Perplessi da metodo giudiziario-mediatico”

Il presidente del Consiglio dell'Ordine, Agosto: "Nessun reato di mafia". Lungo messaggio di solidarietà anche dal collega Andreano

“Il Presidente ed il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro, avendo appreso dagli organi di stampa del coinvolgimento del collega Vincenzo Ioppoli, in una vicenda giudiziaria (LEGGI) nella quale siamo certi, in ossequio ai quaranta anni di specchiato esercizio della professione svolta sempre con onore, dimostrerà la propria estraneità ad ogni ipotesi delittuosa, sentono l’esigenza di esprimere perplessità circa il metodo giudiziario-mediatico con cui si propalano le notizie che vedono coinvolto un avvocato e ogni volta che ciò accade”. Esordisce così la critica nota diffusa dal presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro, Vincenzo Agosto, sulla vicenda giudiziaria che coinvolge l’avvocato Ioppoli.
“In particolare – continua la nota – lascia attoniti verificare che le notizie vengano pubblicate sui mass-media distorte anche rispetto alle indagini in corso e che la vera notizia sembri essere il coinvolgimento di un avvocato e non i fatti per i quali eventualmente risulta indagato.
Osservare, infatti, che piuttosto che di un reato di mafia o a questo affine o collegato, si tratti invece di un reato comune come l’abuso di ufficio – reato peraltro in predicato di abrogazione e su cui non avrebbe alcuna competenza la Dda – e che lo stesso venga confuso in un’indagine di ben altro spessore del tutto avulsa dal fatto contestato al professionista, fa sorgere molteplici perplessità.
Come Presidente e come Consiglio dell’Ordine non possiamo non esprimere preoccupazione per il clima che sembra ormai avere ad oggetto la Classe Forense, che riveste l’imprescindibile ruolo costituzionale di tutela dei diritti dei cittadini. Auguriamo al Collega una rapida definizione della vicend

La solidarietà dell’avvocato Andreano

“Ho letto, basito, alcuni articoli della stampa calabrese che danno la notizia di una operazione della DDA di Catanzaro di oggi afferenti reati di criminalità organizzata e accostando il nome del Collega Ioppoli, pur essendo questi completamente estraneo, giusto avviso di garanzia che “parla” della residuale (se non risibile) contestazione, provvisoria, di abuso di ufficio e, tanto per non farsi mancare nulla, di un ipotetico falso ideologico. Tutto qui. Non altro!  
Ho avuto modo di conoscere bene il Collega per essere stato associato ad alcune co-difese, ecco perché dico, senza temere smentite, come l’avvocato Vincenzo sia prima il Signor Ioppoli (con la “ S “ maiuscola), poi, quale espressione massima della nobile arte difensiva, l’Avvocato Ioppoli. Uomo integerrimo, socievole, cordiale e, soprattutto, umano e ospitale.
Per questo gli sarò sempre grato: per l’umiltà con la quale mi ha accolto in Calabria; per i preziosissimi consigli profusi; per lo spirito di servizio, più unico che raro, nei confronti di un Collega, più giovane e che viene da lontano.
Ecco perché sento il naturale dovere di scrivere, sperando nella integrale pubblicazione della presente, felice di essere smentito, nutrendo poche speranze sulla divulgazione poiché la stampa “locale” (intesa in senso letterale, non intendendo distorcerne l’etimologia in chiave inquisitoria) pubblichi. Eppure, nei trent’anni di mia frequentazione della Calabria, non solo per motivi professionali, un altro uomo, un Collega così prestigioso, viene buttato in pasto al pubblico ludibrio attraverso un falso, quanto bieco e non commendevole accostamento alla criminalità organizzata, senza che ciò neanche la Procura lo ipotizzi. Questo non è accettabile e mai, noi avvocati, potremmo arrenderci difronte a tali superficiali, immorali, mortificazioni.
Questo il dato su cui non si può arretrare. Nessuno dovrebbe farlo, tanto più un avvocato, la categoria tutta.
Siccome so bene quanto certa stampa “locale” renda noto solo quel che fa piacere ad una certa parte, ancor di più se la (falsa) notizia getta nel tritacarne un Collega, così per attirare i curiosi e far sì che si legga una notizia che, ahimè, ormai in Calabria tale non è più da tempo, ed allora vediamo/vedremo se almeno adesso, questa volta, provocati da questa mia, chi deve rettificare, chiedere almeno scusa per questa nefandezza a danni dell’Avv. Vincenzo SIGNOR Ioppoli lo farà !
Vincenzo non si meritava dalla Sua terra a cui ha tanto dato un fatto così gratuito, irrispettoso di un vero baluardo della legalità. Ma, forse, troppo giovane è chi, come fonte o scrittore, scrive di un avvocato senza sapere chi sia.
Il silenzio, non sarebbe accettabile, confermerebbe un atto gratuito e, a questo punto, doloso. Per colpa, nella nostra coscienza di avvocati, sempre si può capire e scusare di più; per dolo, ma soprattutto persistendo, non si capirebbe né giustificherebbe un tale madornale fatto, notizia artatamente costruita. A meno che la notizia non sia giusta, intendo errata dalla fonte. Anche questo sarebbe inaccettabile.
Vediamo se, come si ama dire, si saprà distinguere tra le persone per bene o meno, valendo ciò anche nei confronti di chi ha tentato di cesellare i cavoli a merenda. Vedremo se si avrà il decoro, il coraggio e la dignità di rettificare, a caratteri cubitali, la totale, dico totale, estraneità, coinvolgimento, accostamento nauseabondo dell’Avv. Vincenzo SIGNOR Ioppoli alla ‘ndrangheta, ad una cosca, alla mafia, ad una “locale”.
In fondo si chiede di riconoscere a “Cesare” ciò che è di “Cesare”, per quel che è e ha sempre fatto. O vogliamo negare anche la storia ?
Dovete porre rimedio al maldestro tentativo di infangare un uomo che, in lustri e decenni di vita, personale e onorata carriera professionale, ha reso grande il Foro di Catanzaro, la vita sociale del capoluogo, l’Università, lo sport, attraverso un ineccepibile atteggiamento, nei fatti, di perenne rispetto per le Istituzioni che, anch’esse come minimo, dovrebbero per prime (ri)conoscere il valore di un galantuomo, morigerato, equilibrato, “sollecitando” il chiarimento a certa stampa.
Per il resto, intendo l’ipotesi di reato contestato, sono certo, anzi non ho alcun dubbio, che tutto sarà chiarito nelle opportune sedi, che non dovrebbero essere, a rigor di logica, della c.d. Antimafia.
Per i lettori (s’intende e se il testo sarà pubblicato) il reato contestato non porta a corollario alcuna aggravante di “tipo mafioso”; è contestato nella ipotesi base, quindi reato comune. Reato, e concludo, in molti casi rivelatosi bagatellare, in tanti altri inesistente. Attuale, difatti, il dibattito sulla possibile abrogazione dell’abuso di ufficio, attesa l’altissima percentuale della definizione dei procedimenti o precessi, tra archiviazioni ed assoluzioni, pari al 98% circa e in 5 anni di media.
Mi sento, dunque, e avendo sentito molti colleghi per quanto accaduto userei il plurale, ci sentiamo tutti Vincenzo Ioppoli, ritenendo inalienabile lo “scendere” in campo, mettendoci la faccia insistendo affinché, a chi compete, precisi come l’associazione a delinquere di stampo mafiosa contestata ad altri è una ipotesi (ipotesi, sempre e comunque e per qualsiasi indagato), inesistente, lontana anni luce dall’Avv. Vincenzo Ioppoli che è sempre stato, senza dubbio, su altro pianeta: la sua amata Calabria.
La Magistratura, la classe forense, i giovani, le parti tutte hanno sempre avuto in Vincenzo un punto di riferimento, talvolta risolutore di frizioni, in altre occasioni suggeritore di soluzioni organizzative nell’ambito delle attività, anche istituzionali. Non a caso, già Presidente della Camera Penale di Catanzaro, fu voluto, per acclamazione, quale membro dell’Unione delle Camere Penali. Da ultimo, ma non per importanza, per la Sua terzietà ed obiettività, Presidente del Consiglio Distrettuale di Disciplina.
Da questo fango gratuito tutti ne perdono e tutti si dovrebbero indignare ma, ripeto, per la gogna mediatica costruita su una etichetta inesistente, appiccicata con colla non in grado di attecchire su Vincenzo, priva di effetto adesivo: la mafia.
Combattere la criminalità organizzata è una cosa cui qualsiasi persona di buon senso non può che plaudire; ma dare forza a questa doverosa attività, lotta, attraverso il trascinamento di uno dei massimi nomi della classe forense “locale” è altra cosa. Se non altro dimostra che se non attraverso un nome forte si cerca di dare risalto ad una cosa debole. Vincenzo tutta la solidarietà mia e del mio studio”.

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