Catanzaro, al Festival d’Autunno Ron racconta Lucio

concerto ron

di Antonia Opipari

«Bisogna giocare per essere liberi. Bisogna sparire per rinascere di nuovo» diceva Lucio Dalla. Ed è proprio perché “rinascesse” di nuovo che Rosalino Cellamare, in arte Ron, ha voluto dedicare al suo grande amico e mentore un intero tour che, ieri sera si è concluso al Teatro Politeama di Catanzaro per il Festival D’Autunno.

«Bisogna giocare per essere liberi. Bisogna sparire per rinascere di nuovo» diceva Lucio Dalla. Ed è proprio perché “rinascesse” di nuovo che Rosalino Cellamare, in arte Ron, ha voluto dedicare al suo grande amico e mentore un intero tour che, ieri sera si è concluso al Teatro Politeama di Catanzaro per il Festival D’Autunno.

Lucio! Il tour è stato molto più che un concerto: si è trattato piuttosto della rappresentazione scenografica dell’intera vita del celebre cantautore italiano scomparso nel 2012, la cui esistenza è tutta raccontata attraverso le sue canzoni. E chi meglio di Ron per ricordarlo? I due si conoscono ai tempi di Banana Repubblic. Rosalino era un giovanissimo e promettente musicista, bravissimo con le melodie ma impacciato con le parole e «Lucio era Lucio!» ha detto Ron intervistato durante la master class che si è tenuta qualche ora prima del concerto a Il Piccolo del Politeama.

«Gli anni ‘70/’80 erano anni in cui c’era molta grinta, voglia di fare e tanto su cui parlare e Lucio era una persona incredibilmente intelligente, capace di trasformare in musica tutto ciò che lo circondava e le sue emozioni» sono state le parole dell’artista. Emozioni che sul palco Ron è stato capace di trasmettere con brani come l’inedito Almeno pensami, 4/3/1943, Tu non mi basti ronmai, Attenti al Lupo, Cara, Com’è profondo il mare, Anna e Marco solo per citarne alcuni. Originali gli arrangiamenti dal vago sentore napoletano, Rosalino è riuscito a far emergere il tratto più vero e peculiare del carattere di Lucio Dalla, ciò che lo ha contraddistinto fin da bambino: la straordinarietà.

Sul palco insieme a Ron c’erano Elio Rivagli alla batteria, Roberto Gallinelli al basso ed al pianoforte un giovane di Catanzaro, Giuseppe Tassone.

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