Catanzaro, Barbaro: “Intitolare piazza a Craxi giusto riconoscimento al leader sovranista”

“La storia non deve essere riscritta ma costantemente studiata e analizzata, a 360 gradi, senza l’utilizzo di paraocchi ideologici. La dichiarazione della senatrice catanzarese del Movimento 5 stelle, Bianca Laura Granato, contro l’intitolazione a Bettino Craxi di una piazza di a San Mango d’Aquino(provincia di Catanzaro) che a suo dire offende i cittadini, impone una riflessione su una stagione politica complessa e sulla figura dello stesso Craxi”. E’ questo quanto afferma, in una nota, Domenico Barbaro, presidente di Terra di mezzo.

“Non entriamo nel merito delle battagli legate alla toponomastica, anche se siamo favorevoli all’intitolazione di una piazza allo statista socialista, nel nostro paese siamo pieni di via dedicate a massacratori sanguinari come le vie dedicate a Tito o a Stalin, ma è necessario analizzare le tracce lasciate dall’ultimo politico capo di un governo italiano che nel bene e nel male è stato capace di dare dignità all’Italia. Come Enrico Mattei, Craxi aveva intuito la potenzialità del nostro paese come centro strategico geopolitico- un punto di riferimento globale nelle relazioni internazionali- ponte tra occidente e oriente. Con la sua lungimiranza, in tempi non sospetti, si oppose alle politiche delle privatizzazioni, del mercato del lavoro precario e di uno stato sempre più ostaggio della finanza internazionale. Una centralità della politica rimarcata sopratutto quando, era ancora il 1997, di certi temi parlavano pochi o nessuno, prima ancora, peraltro, che sortisse effetto la spaventosa Eurotassa di Romano Prodi (4300 miliardi di lire) che doveva servire a rientrare nei famigerati parametri di Maastricht. «Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, ma l’Europa, per noi, nella migliore delle ipotesi sarà un limbo e nella peggiore delle ipotesi sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo, perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno dell’Italia – la rinegoziazione dei parametri di Maastricht».

“Non entriamo nel merito delle battagli legate alla toponomastica, anche se siamo favorevoli all’intitolazione di una piazza allo statista socialista, nel nostro paese siamo pieni di via dedicate a massacratori sanguinari come le vie dedicate a Tito o a Stalin, ma è necessario analizzare le tracce lasciate dall’ultimo politico capo di un governo italiano che nel bene e nel male è stato capace di dare dignità all’Italia. Come Enrico Mattei, Craxi aveva intuito la potenzialità del nostro paese come centro strategico geopolitico- un punto di riferimento globale nelle relazioni internazionali- ponte tra occidente e oriente. Con la sua lungimiranza, in tempi non sospetti, si oppose alle politiche delle privatizzazioni, del mercato del lavoro precario e di uno stato sempre più ostaggio della finanza internazionale. Una centralità della politica rimarcata sopratutto quando, era ancora il 1997, di certi temi parlavano pochi o nessuno, prima ancora, peraltro, che sortisse effetto la spaventosa Eurotassa di Romano Prodi (4300 miliardi di lire) che doveva servire a rientrare nei famigerati parametri di Maastricht. «Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, ma l’Europa, per noi, nella migliore delle ipotesi sarà un limbo e nella peggiore delle ipotesi sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo, perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno dell’Italia – la rinegoziazione dei parametri di Maastricht».

Una profezia sull’attuale scenario europeo. La crisi di Sigonella con quel bellissimo e significativo fotogramma: I carabinieri che, per ordine di Craxi, circondano l’aereo appena atterrato per prelevare i terroristi. I militari americani che circondano i carabinieri, circondati a loro volta nuovamente da truppe italiane. Lo scontro diplomatico sul filo dello scontro a fuoco. Gli Stati Uniti che cedono: i reati sono avvenuti a bordo di una nave italiana, i colpevoli dovranno essere giudicati da un tribunale italiano. Sigonella, ultimo sussulto di libertà di un’Italia sovrana che non si piegava all’ingerenza di nessuna potenza. Libera non suddita.

In questa epoca di mediocrità e di mancanza di qualità dell’attuale classe dirigente, auspichiamo una lettura delle nostro passato lontano dalla demagogia e dal qualunquismo”.

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