Catanzaro, chiusura Caffè Imperiale: “Sindaco responsabile morte corso”

Caffè Imperiale

“La chiusura del Caffè Imperiale equivale ad una dichiarazione di morte presunta della nostra Città.

Chiusura Caffè Imperiale. Quando muore un simbolo, muore l’intera città. Questa ferita pesa quasi di più del depuratore che emana puzza e inquina il mare, più dell’acqua putrida che scorre nei rubinetti, più della vergogna che ci ha seppelliti con la mancata solidarietà a Brumotti dopo il servizio su viale Isonzo.”

Chiusura Caffè Imperiale. Quando muore un simbolo, muore l’intera città. Questa ferita pesa quasi di più del depuratore che emana puzza e inquina il mare, più dell’acqua putrida che scorre nei rubinetti, più della vergogna che ci ha seppelliti con la mancata solidarietà a Brumotti dopo il servizio su viale Isonzo.”

Lo affermano in una nota i Consiglieri Comunali Sergio Costanzo, Fabio Celia, Cristina Rotundo, Nicola Fiorita, Giammichele Bosco, Libero Notarangelo, Roberto Guerriero.

“Quando ad una città si leva la storia, il ricordo, la tradizione, l’identità, non resta che alzare bandiera bianca. Cosa volete che importi alla gente dei conti in ordine. Indigna l’ormai insopportabile scaricabarile del sindaco che questa volta si copre con il nikename di “Palazzo De Nobili”. Si, lo sappiamo bene che il caffè Imperiale è un’impresa privata, lo sappiamo bene che non è il Comune che fissa il canone dei fitti, lo sappiamo bene che “Palazzo De Nobili” non può intervenire nelle vertenze legali tra privati.

Ma sappiamo anche benissimo che è il Comune, e quindi il sindaco, ad essere responsabile della desertificazione del corso Mazzini.

La superficialità con cui viene affrontato il problema del centro storico lascia senza parole. Solo uno sprovveduto poteva credere che sarebbe bastata l’inversione del senso di marcia per risolvere una questione così delicata. La chiusura del Caffè Imperiale equivale alla chiusura del centro storico per il suo significato simbolico. Noi vorremmo anche capire perché il sindaco ha lasciato nell’abbandono il tratto di corso che va dal Mignon a piazza Roma, mentre ha spostato la sua attenzione verso un tratto del corso che evidentemente gli interessa di più. Anche la proposta della facoltà di giurisprudenza al Convitto Galluppi nell’area di Galleria Mancuso suscita più di un sospetto.

Sarebbe per noi facile demagogia chiedere le dimissioni del sindaco. Gliele abbiamo chiesto per l’inquinamento del mare, per l’acqua marrone nei rubinetti, per l’abbandono di viale Isonzo. Non gliele chiediamo per la chiusura del caffè Imperiale perché la stessa fine di un pezzo di storia della città è la più terribile delle punizioni per chi da venti anni malgoverna la città, piegandola ai suoi interessi personali.

Redazione Calabria 7

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