di Danilo Colacino – Grande attesa e fermento per la giornata ‘speciale’ di domani, in cui ci sarà la manifestazione in sostegno del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri.
Un corteo spontaneo, la cui organizzazione è nata sui social, che sarà molto partecipato e a cui prenderanno parte migliaia di persone fra cui studenti, professionisti, rappresentanti di varie associazioni, gente comune, ma anche politici.
Un corteo spontaneo, la cui organizzazione è nata sui social, che sarà molto partecipato e a cui prenderanno parte migliaia di persone fra cui studenti, professionisti, rappresentanti di varie associazioni, gente comune, ma anche politici.
E proprio su questi ultimi ecco il primo monito: hanno tutto il diritto di manifestare, non certo di strumentalizzare. In particolare in un momento delicato come l’attuale.
Un frangente in cui la regione e la città capoluogo più delle altre – grazie all’opera meritoria dell’alto magistrato geracese – si sono riscoperte sì più libere e oneste, ma anche fragili. Molto. Realtà che non erano il Paese felice dei Campanelli, però improvvisamente ritrovatesi piene di marciume con le loro miserie messe in bella mostra anzi proprio sbattute in faccia come si dice in gergo.
Uno shock paragonabile, facendo le debite proporzioni, a quello subito da Milano nel 1992 e ’93 durante il periodo di Tangentopoli. Un’aria strana che si respira in una città in cui domina un clima di caccia alle streghe. Ragion per cui, ed è la nostra seconda avvertenza: non ci si scordi che i processi di piazza sono rischiosi. Inappropriati, meglio.
L’opinione pubblica è sovrana. Ci mancherebbe. E si fa benissimo a tutelare in ogni modo quanto non esitiamo a definire un patrimonio nazionale come il dottor Gratteri. Ma la giustizia si amministra nei Tribunali. Banale? Sì, certamente. Però – secondo noi – giova ribadirlo.
Non è comunque finita qui, perché a leggere taluni commenti o post su Facebook sembra di assistere a un tifo calcistico (e pure ciò ci perplime il giusto, per carità) caratterizzato da toni per nulla riferibili a una materia da cui dipende la vita di un individuo.
La Giustizia, intesa con la G maiuscola, non si discute dunque in chat, perché un comportamento simile può alimentare accesi innamoramenti e disamoramenti dell’eroe di turno troppo facili che potrebbero trasformare un uomo addirittura in grado di estirpare la Malapianta in una sorta di popstar.
Ed è l’avvertimento numero tre: un giudice, soprattutto se capace e coraggioso come Gratteri, va difeso strenuamente. Ma sarebbe un grave errore, oltreché una pericolosa distorsione, trasformarlo in un ‘banale’ personaggio da copertina