Catanzaro, Guerriero a colleghi opposizione: passare protesta a proposta

“Paletti, fioriere, vasi, strisce blu che cambiano direzione, operai-formichine che si muovono febbrilmente su e giù per preparare Corso Mazzini al preannunciato, atteso e forse miracoloso cambio di marcia, panacea alla crisi economica e identitaria dell’ex salotto buono del Capoluogo di regione”.

Lo afferma in una nota Roberto Guerriero, Consigliere Comunale di Catanzaro.

Lo afferma in una nota Roberto Guerriero, Consigliere Comunale di Catanzaro.

“Centro funzionale e direzionale con pennacchio, sempre e solo sulla carta, visto che nemmeno il Governo nazionale lo legittima dal punto di vista istituzionale passando dritto verso Reggio nella storica seduta dell’Esecutivo in Calabria. I problemi del centro storico, sempre più spopolato e solitario come il passero di Leopardi, li risolverà il cambio di marcia sul Corso e come sempre la presenza degli studenti universitari con l’apertura di qualche nuova e innovativa facoltà da ubicare nello storico convitto “Galluppi”, almeno nelle intenzioni dell’Abramo al quadrato, sindaco e presidente della Provincia di Catanzaro.

Ancora una volta si parla dell’Università senza coinvolgere l’Università, prima di tutto il rettore, e con tutto il Senato Accademico e il corpo docente a seguire, in buona compagnia dei ragazzi, gli studenti che si pretende di considerare come un pacco postale da spostare senza criterio da una parte all’altra della città, dando per scontato che senza mezzi moderni e puntuali questo sia facile.

Quale grande studio economico, scientifico, sociologico e pure antropologico, permette di spingere l’Abramo al quadrato nel dire che gli studenti in centro, piuttosto che riapertura di qualche ufficio pubblico strategico, possano salvare il centro storico dall’auto-consunzione, vale a dire dallo svuotamento per moria dei residenti rimasti, alle prese con la tragedia di trovare un parcheggio per ore, tra vicoli disseminati di differenziata non raccolta e deiezioni canine? Perché sul centro storico non si allestisce un bel tavolo di confronto aperto ai cittadini, alle associazioni di categoria, al mondo delle professioni, del sociale, della cultura, e agli amministratori come è stato fatto per il futuro di Giovino? Vogliamo tornare a pensare a Catanzaro come una città unica e non frastagliata in mille contrade dove gli interessi particolari prevalgono su quelli collettivi?

Per fare questo, almeno per sognare di tornare alla Catanzaro città della Seta “magnifica et fedelissima”, centro vitale di una comunità fiera e accogliente, bisogna avere una “visione” di quello che la città, da Sant’Elia a Giovino, deve essere. Quello che mi sento di dire ai colleghi dell’opposizione, proprio in questo momento particolarmente vivace in termini di dialettica in seno al Consiglio è che se vogliamo fare la differenza tra chi pensa e chi fa, dobbiamo passare dalla fase della protesta a quella della proposta. Perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ma noi vogliamo dimostrare di saper nuotare”.

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