Il ‘Comitato Donato sindaco’ lancia il Festival sulle aree protette da tenersi a Catanzaro

Il Festival si dovrebbe tenere ogni anno con dibattiti e premi da conferirsi a pubblicazioni e tesi di laurea sull’argomento
valerio donato

‘Laudato sì’: è il titolo di un Festival nazionale sulle aree protette, da tenersi ogni anno a Catanzaro su un tema ambientale di stringente attualità. Con dibattiti e premi da conferirsi, da parte di un qualificato team tecnico-scientifico, a pubblicazioni e tesi di laurea sull’argomento. È la proposta con cui Valerio Donato, candidato sindaco, intende richiamare l’attenzione “sull’importante patrimonio naturalistico catanzarese (il Parco della Biodiversità Mediterranea, uno scrigno che si estende per 60 ettari nel cuore della città, e i polmoni verdi Bosco Li Comuni, Pineta di Siano e Pineta di Giovino), da valorizzare – afferma – attraverso un adeguato status giuridico, che consenta di mettere in rete i siti, sviluppare sinergie tra pubblico e privato e farli diventare fattori di educazione ambientale e di attrazione turistica per trarne ricchezza generale e nuova occupazione”.

Il legame tra ambiente e umanità

Il legame tra ambiente e umanità

Il Festival, inoltre, “vuole rilanciare il potente messaggio dell’Enciclica di Papa Francesco, per sottolineare il legame inscindibile tra ambiente e umanità e la necessità della conversione ecologica del mondo, collegata alla giustizia verso i poveri e alla soluzione dei problemi di un’economia che non può perseguire soltanto il profitto”.

“Catanzaro ha tutto ciò che le occorre in tema ambientale”

Spiega Donato: “In coincidenza con il vasto interesse per l’ambiente e la transizione ecologica e, in particolare, per la tutela del clima e della biodiversità su cui l’Europa punta fortemente, mettendo a disposizione – con il Next Generation Ue – ingenti risorse, Catanzaro ha tutto ciò che le occorre, per partecipare da protagonista al dibattito sulla difesa dell’ambiente”. Aggiunge: “Su questi argomenti, intendiamo dotare l’Amministrazione comunale di una task force in rappresentanza di ogni istanza ambientalista, professionale e scientifica, avvalendoci, tra l’altro, sia delle competenze del prestigioso Istituto Agrario Statale che delle abilità digitali e tecnologiche dei giovani catanzaresi (da impegnare con la costituzione di cooperative green), nonché dell’apporto di esperti, della Facoltà di Chimica Farmaceutica dell’Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro e di “Crisea”, il centro di ricerca e servizi avanzati per l’innovazione rurale”.

Connettere la città con altre realtà verdi del Paese

In quest’ottica, la realizzazione del Festival “è la prima sfida che servirà a sperimentare (fin da subito) l’efficacia dell’impegno richiesto a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, e col proposito di cominciare a connettere la città con le più qualificate realtà verdi della regione e del Paese”.

“Siti dovranno adeguarsi agli standard nazionali”

Sottolinea Donato: “Partendo da una ricognizione puntuale sull’azione dispiegata dalle Aree protette (inclusi i Parchi nazionali e regionali e le Riserve della Calabria e tenendo conto che la regione dispone di 255mila ettari di Aree protette), nonché sul cosiddetto effetto-parco sullo sviluppo economico e sociale dei territori (nel Mezzogiorno al momento insoddisfacente rispetto al resto del Paese), Catanzaro potrà proporsi, esaltando le performance dei suoi siti che dovranno adeguarsi agli standard nazionali, come laboratorio originale di idee green, diventando nel settore, per la Calabria, il Sud e il Paese, un riferimento di buone pratiche naturalistiche e di elaborazione culturale”.

Un Conservatorio di Etnobotanica

Un appuntamento nazionale sulle Aree protette “per tre giornate – conclude Valerio Donato – , non chiuso nello specifico del settore, ma aperto e dialogante con ogni altra istanza scientifica e culturale ad esso affine. Tant’è che si prevede, utilizzando le risorse comunitarie, statali e regionali disponibili, di programmare la costituzione di un Conservatorio di Etnobotanica della Calabria, in grado di associare risorse antiche e scienze moderne e promuovere la conoscenza del potere terapeutico delle piante officinali anche come risorse per l’agricoltura del Sud”.

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