Catanzaro, Peppe Fonte incanta il Comunale

Catanzaro, la città del vento. I tre colli del capoluogo catanzarese dominati da una leggera brezza insistente, gradevole e, persino, carezzevole quando nelle giornate di afa crea qualche sollievo. Sicuramente Eolo deve essersi innamorato di quei vicoli incantati, delle piazze rumorose e del mare azzurro come il cielo. Una immagine da cui Peppe Fonte ha preso spunto per scrivere La città di Eolo, che è anche il titolo del concerto tenuto ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro. Il cantautore catanzarese ha mostrato di aver raggiunto una maturità professionale importante esaltata da brani che hanno creato un insieme di emozioni e riflessioni forti, i cui arrangiamenti si sono sposati perfettamente con i testi scritti, in alcuni casi, insieme a Pino Pavone, amico e collaboratore storico di Piero Ciampi.

Primo di un evento creato dall’iniziativa sinergica tra i Club Service e le Associazioni catanzaresi, quello di Fonte non è stato un semplice concerto. Iniziato con una versione intima de La città di Eolo, che lo ha visto sedersi davanti al pianoforte e senza il supporto della band, il concerto è continuato con un brano inedito scritto da Pavone negli anni sessanta sulla città di Catanzaro. Due modi diversi di osservare la propria città, vista con disincanto da due diverse generazioni. Terminata l’intimità di quegli attimi solo piano e voce, è entrata la band a dare un impulso diverso alle composizioni di Fonte. Con lui, sul palcoscenico, ad assecondare i suoi istinti Giuseppe Tassoni, al pianoforte, Franco Catricalà, al basso, Ismaele Rocca, alla batteria e alle percussioni, e Alfredo Paonessa, al sax tenore.

Primo di un evento creato dall’iniziativa sinergica tra i Club Service e le Associazioni catanzaresi, quello di Fonte non è stato un semplice concerto. Iniziato con una versione intima de La città di Eolo, che lo ha visto sedersi davanti al pianoforte e senza il supporto della band, il concerto è continuato con un brano inedito scritto da Pavone negli anni sessanta sulla città di Catanzaro. Due modi diversi di osservare la propria città, vista con disincanto da due diverse generazioni. Terminata l’intimità di quegli attimi solo piano e voce, è entrata la band a dare un impulso diverso alle composizioni di Fonte. Con lui, sul palcoscenico, ad assecondare i suoi istinti Giuseppe Tassoni, al pianoforte, Franco Catricalà, al basso, Ismaele Rocca, alla batteria e alle percussioni, e Alfredo Paonessa, al sax tenore.

Una band rodata che ben conosce il repertorio del cantante. Le malinconiche Un’altra verità, I Sogni dei figli, Io non ci sono più, Chissà se è tardi hanno mostrato il lato più profondo della scrittura di Fonte. Momento di grande commozione è stato quando ha eseguito con particolare trasporto Ombrelli soli. Con la voce più roca del solito accompagnato dalla chitarra registrata di Pietro Aldieri, suo amico e chitarrista scomparso prematuramente. L’alone di tristezza per una perdita dolorosa è stata “nascosta” dalla successiva Papi e dalla finale Budapest. Inevitabile il bis. Il concerto si è concluso con due dichiarazioni d’amore.

Fonte si ripresenta sul palco con Giuseppe Tassoni al pianoforte. Quello che ti dirò è stata un’altra esecuzione fortemente sentita in cui appare evidente il suo coinvolgimento. Con la conclusiva La città di Eolo, con la band al completo, ha rinnovato il suo atto d’amore nei confronti di Catanzaro. L’applauso ricevuto è stato il giusto riconoscimento ad uno dei figli illustri della sua città.

Redazione Calabria 7

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