Pisano a Berlusconi, Meloni e Salvini: “I calabresi bisognosi di programma serio”

Lettera aperta del consigliere comunale di Catanzaro, Giuseppe Pisano, ai leader nazionali del centrodestra Berlusconi, Meloni e Salvini:

“I grandi spiriti hanno sempre incontrato la violenta opposizione da parte delle menti mediocri. È mediocre chi oggi non riesce a fare una lucida analisi sulla politica e sulle sue geometrie. Mediocri sono diventati gli attuali leader e i loro seguaci. Sono mediocri perché guardano al dito e non alla luna. Mediocri sono le idee sui progetti, le visioni degli attori e degli attuali concorrenti. “Dei mediocri” è l’opinione che si è fatta la gente di Calabria e quella della mia città, Catanzaro, sulla classe dirigente che li “governa”. Una comunità che è molto informata, sa scegliere in autonomia sul proprio futuro e su quello dei propri figli. E se le pubbliche piazze si sono ormai trasferite sui social, beato è chi fa parte di associazioni o gruppi intermedi che almeno discutono fra di loro. Mancano i salotti (quelli buoni), mancano i filosofi e gli intellettuali. Ma la gente di Calabria, la gente della mia amata Città sceglierà non più con le bende agli occhi. Ma sceglierà anche nel dare un esasperato e motivato dispiacere ad una classe politica che manca per le strade ed ha preferito rinchiudersi nei palazzi.

“I grandi spiriti hanno sempre incontrato la violenta opposizione da parte delle menti mediocri. È mediocre chi oggi non riesce a fare una lucida analisi sulla politica e sulle sue geometrie. Mediocri sono diventati gli attuali leader e i loro seguaci. Sono mediocri perché guardano al dito e non alla luna. Mediocri sono le idee sui progetti, le visioni degli attori e degli attuali concorrenti. “Dei mediocri” è l’opinione che si è fatta la gente di Calabria e quella della mia città, Catanzaro, sulla classe dirigente che li “governa”. Una comunità che è molto informata, sa scegliere in autonomia sul proprio futuro e su quello dei propri figli. E se le pubbliche piazze si sono ormai trasferite sui social, beato è chi fa parte di associazioni o gruppi intermedi che almeno discutono fra di loro. Mancano i salotti (quelli buoni), mancano i filosofi e gli intellettuali. Ma la gente di Calabria, la gente della mia amata Città sceglierà non più con le bende agli occhi. Ma sceglierà anche nel dare un esasperato e motivato dispiacere ad una classe politica che manca per le strade ed ha preferito rinchiudersi nei palazzi.

In questi anni l’unico trastullo è stato quello di imbastardire il dibattito con futili comunicati stampa, che ad onore del vero leggono ormai solo gli addetti ai lavori. Il calabrese medio cerca lo sviluppo. A poche settimane dalle elezioni nessuno “dei mediocri” gli ha indicato la sua proposta su come ottenerlo. I contenuti sono stati il niente con qualche sfumatura di nulla. Eppure ai calabresi interesserebbe capire di sanità. Di come sia possibile che, dopo dieci anni di commissariamento dello Stato, la Calabria sia l’unica regione in cui aumentano i debiti e diminuiscono i servizi costringendo poveri conterranei a costosi viaggi della speranza per curarsi in Lombardia e Piemonte. Eppure ai calabresi interesserebbe capire l’impatto economico e sociale delle università: devono rimanere oasi staccate dalla realtà, feudi di baroni campani o dare reali possibilità di occupazione ai nostri giovani e nella nostra terra? Eppure ai calabresi interesserebbe capire quale sia il rimedio al fatto che il turismo funzioni solo quattro o cinque settimane all’anno mentre in altri posti, senza le bellezze calabresi, dodici mesi su dodici. Eppure i calabresi sarebbero molto interessati ad una cosa su tutte: il lavoro. Non quello precario, non quello promesso e non concesso da politicanti. Vogliono un onesto e giustamente retribuito lavoro per mettere su famiglia ed avere il coraggio di restare in Calabria. Insomma, ai cittadini “si deve” un programma serio e credibile, senza aspettare scelte calate da Roma, Milano, Tokyo e New York.

La Calabria e gli elettori di centrodestra vi chiedono a gran voce non un nome, non piani cervellotici o di riserva se la Calabria tocca a questo partito e non all’altro. La Calabria tocca ai calabresi, come l’Emilia Romagna tocca agli emiliani. I sogni sono uguali, le speranze anche. Ma gli uomini al comando, o di qualche direttorio o coordinamento, stanno lontani anni luce dai bisogni di noi tutti, anche dai miei. Non mi faccio mai i fatti miei, non sto in riga, allineato come uno scolaretto. Ho il bisogno di gridare all’esterno, di rompere le scatole solo e soltanto per i cittadini, perché sono parte di loro. Loro fuori ed io, esule all’interno, siamo sempre l’eterno proletariato che non è diventato mai borghese per una mera strategia massonica-ndranghetista. Che ci mette con le spalle al muro come se fossimo i perenni reietti, quelli da colpire, sempre e comunque. Che chissà quale peccato devono scontare. Forse, il peccato originale di essere figli di una Magna Graecia. Ormai poco greca e tanto Magna Magna”.

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