Una messa solenne per ricordare i postelegrafonici morti nelle province di Catanzaro, Crotone e Vibo. Si è svolta stamattina nella Chiesa dell’Immacolata di Catanzaro la cerimonia organizzata da Slp-Cisl e da Anteas Cisl Calabria. A celebrare la messa l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, alla presenza di coniugi, figli, nipoti, parenti, ex colleghi e amici delle persone decedute.
Un incontro speciale
Un incontro speciale
“Siamo nell’ottavo di Pasqua – ha detto monsignor Battaglia – Non vi nascondo che provo una certa emozione nel celebrare in questa Basilica, ma anche nell’incontrare alcuni volti che, inevitabilmente, mi riportano alla mia vita, alla mia storia e a mio papà. E di questo vi ringrazio. Stamattina, quando sono arrivato, mentre stavo andando a pagare il ticket del parcheggio, ho incontrato un signore, il quale si avvicina e mi dice: ‘Don Mimmo, da quanto tempo!’. Ci siamo stretti la mano. Subito dopo mi fa: ‘Forse voi non vi ricordate’. Io rispondo: ‘Onestamente, in questo momento, mi sfugge questa cosa’. Era il papà di un ragazzo che stava da noi in comunità, diversi anni fa, e che adesso non c’è più. Questa cosa mi ha emozionato molto”.
Il senso del sacrificio e del sudore
Don Mimmo Battaglia ha ricordato ancora: “Altri si sono avvicinati, riportandomi l’amicizia che avevano con mio papà. E questa è la cosa che più ricordo di mio padre: il senso di amicizia, che per lui era una cosa preziosa. Vi auguro di mantenerla per sempre – ha detto l’arcivescovo di Napoli rivolgendosi ai fedeli – perché quando l’amicizia è autentica e nasce dal cuore, non c’è stagione, non c’è tempo. Dietro questa amicizia c’erano i sacrifici e il sudore. Non dimenticherò mai quando mio padre, prima di arrivare qui a lavorare nella Posta di Catanzaro, andava in quella di Reggio. E quando partiva la mattina, col treno, alle 3 di notte per arrivare puntuale al posto di lavoro, per poi ritornare la sera a Catanzaro. Con papà ci si vedeva solo a cena. Ecco il senso del sacrificio, del sudore, dell’onesta, della dignità. Il senso dell’amicizia, che è sempre più profonda”.
Ferite che pesano come macigni
“Pasqua – ha rimarcato don Mimmo Battaglia – significa opporre all’inevitabile l’imprevedibile. Per cui, vorrei veramente che il mio augurio di Pasqua arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole, per dire a ciascuno di voi che il Signore è veramente risorto. Non vince la morte, vince l’amore. Dobbiamo imparare a dire tutto questo con gesti: gesti che sanno di vita, cura, attenzione e tenerezza. Perché la vita vince in ognuno di noi, e vince dentro alle nostre paure; vince dentro alle nostre stanchezze; vince dentro alle nostre delusioni. Noi non siamo abitati dalla morte, bensì dalla speranza. Le ferite che ci portiamo dentro sono come dei macigni, è vero, ma credere nella Pasqua significa credere che quei macigni sono stati rotolati via. Dio abita nella vita, non nella morte”.
“Indifferenza, rassegnazione e omertà uccidono”
“Ricordatevi sempre che la speranza viene subito dopo quello in cui tu credi: se non credi in niente, non speri in nulla. Allora la domanda è: in che cosa noi crediamo? In quale Dio crediamo? Crediamo davvero? Ecco perché questi sono momenti per imparare e a capire dove vogliamo andare, chi vogliamo essere, quale mondo vogliamo costruire. E ognuno di noi – ha detto monsignor Battaglia – sa che deve fare la sua parte. Ho imparato che bisogna avere il coraggio di scegliere e di stare sempre nella parte della vita. E c’è una grazia particolare che noi sperimentiamo a Pasqua: il coraggio di stare in piedi. Davanti al Signore risorto non è lecito stare se non in piedi. Dite sempre no a ogni forma di indifferenza, rassegnazione e l’omertà. Queste cose uccidono. Non arrendetevi mai. Coraggio, perché questa resurrezione ci aiuta a riscoprire la bellezza e la forza della vita”.