Catanzaro ricorda il questore Palatucci arrestato e morto in un campo di concentramento (VIDEO)

Commemorazione promossa dalla Questura di Catanzaro per ricordare il questore reggente di Fiume arrestato dai nazisti per aver messo in salvo numerosi ebrei

Nella splendida cornice del Parco della Biodiversità si è tenuta questa mattina la cerimonia di commemorazione del 77° anniversario della morte di Giovanni Palatucci. L’evento, promosso dalla Questura di Catanzaro, ha inteso ricordare il questore reggente di Fiume arrestato dai nazisti per aver messo in salvo numerosi ebrei e deceduto in Germania nel campo di concentramento di Dachau. Nel corso della cerimonia, svoltasi alla presenza del Questore di Catanzaro, Maurizio Agricola del Prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta, del Cappellano della Polizia di Stato Don Alessandro Nicastro, dell’ANPS, di rappresentanti delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni statali e locali, è stato deposto un cuscino di fiori alla base dell’albero di ulivo e della targa, collocati lo scorso anno, in memoria del sacrificio dell’eroico poliziotto. Giovanni Palatucci, Medaglia d’oro al merito civile della Repubblica Italiana, il quale, prima come dirigente dell’Ufficio stranieri e, poi, come Questore reggente della Questura di Fiume, dal 1937 al settembre del 1944, quando venne arrestato dai nazisti, condannato a morte e deportato a Dachau, ove morirà, si adoperò per mettere in salvo numerosi cittadini ebrei, fornendo loro documenti falsi e facendo sparire schedari dall’anagrafe. Il valore della memoria del sacrificio di Giovanni Palatucci, deve essere un forte monito affinché non si ripetano mai più gli orrori provocati dal razzismo e dalle guerre.

Palatucci sacrificò la propria vita per tutelare i più deboli

Palatucci sacrificò la propria vita per tutelare i più deboli

“Il nostro parroco – ha dichiarato il questore di Catanzaro Maurizio Agricola – nel parlare del commissario Palatucci ha affermato che scelse di rimanere agnello tra i lupo.

E’ una bellissima espressione. Il questore Palatucci decise di sacrificare la propria vita per tutelare i più deboli, le vittime di un genocidio che ha segnato la storia delle nostre popolazioni. Va a lui il nostro ringraziamento, riconoscimento e un sentimento di grande dedizione perché con questo sacrificio estremo ha dimostrato quali erano i valori da non dimenticare. Questa giornata intende trasmettere un messaggio di memoria collettiva. L’esperienza passata fortifica il nostro presente, ma è anche il tramite per un futuro migliore”.

La memoria per un futuro senza discriminazioni

“Dobbiamo ricordare queste vicende oggi – ha affermato il prefetto di Catanzaro Maria Teresa Cucinotta – perché purtroppo gli anni passano e si rischia di dimenticare le terribili atrocità consumatesi in occasione della Seconda guerra mondiale e dell’olocausto. Non possiamo perderne la memoria affinché queste sirene del male non abbiamo più a persuadere le menti delle persone. Serve per non subire la fascinazione dei tentativi che continuano a esserci di discriminazione, di diseguaglianza. Dobbiamo lavorare per un mondo che sia inclusivo, che ripudi ogni manifestazione di violenza ed emarginazione. Questi sono momenti importanti per formare le coscienze civili a essere reattive di fronte alle prevaricazioni che vanno condannate per rendere migliore l’umanità, perchè il nostro futuro deve aborrire queste gravi situazioni. Si tratta di episodi, che pur in diversa forma, si manifestano anche ai giorni nostri con violenze razziali, di genere, bullismo. Cito Primo Levi il quale affermava che se capire non è possibile, conoscere è un dovere. Un obbligo che noi dobbiamo perpetuare attraverso la memoria”.

Biografia di Giovanni Palatucci

Giovanni Palatucci Nasce a Montella (AV) il 31 maggio 1909. Compì gli studi presso il Liceo Classico “Pietro Giannone” di Benevento. Nel 1930 svolse il servizio militare a Moncalieri come allievo ufficiale di complemento. Si laurea in Giurisprudenza nel 1932 presso la Regia Università di Torino. Nel 1936 vince il concorso e si reca a Roma per frequentare il 14° corso per funzionari della Pubblica Sicurezza, al termine del quale viene assegnato alla Questura di Genova. Il 15 novembre 1937 viene trasferito alla Questura di Fiume, dove assume l’incarico di responsabile dell’ufficio stranieri e, successivamente, quello di Questore reggente. In tali ruoli, distruggendo fascicoli anagrafici attestanti le origini e producendo falsi documenti, salvò dalla deportazione un numero imprecisato di cittadini ebrei. Verso la fine del 1944, quando tutti fuggivano, egli rimase a Fiume per proseguire la sua opera, nonostante il Console svizzero di Trieste, suo caro amico, gli offrisse un passaggio sicuro verso la Svizzera, offerta che Palatucci sfruttò, inviando però, al suo posto, una giovane amica ebrea. Il 13 settembre 1944 viene arrestato dalla Gestapo e portato nel carcere “Coroneo” di Trieste con l’accusa formale di cospirazione ed intelligenza con il nemico; qui viene condannato a morte dalle autorità tedesche anche per la sua attività a favore delle migliaia di profughi ebrei che riuscì a sottrarre alle persecuzioni naziste. Il 22 ottobre 1944 viene deportato nel campo di sterminio di Dachau. Il 10 febbraio 1945, a poche settimane dalla Liberazione, muore dopo aver subito quattro mesi di stenti e sevizie e il suo corpo viene gettato in una fossa comune sulla collina di Leitenberg, insieme ai corpi di centinaia di ebrei. Nel 1952 lo zio, vescovo Giuseppe Maria Palatucci, raccontò che il nipote durante la sua permanenza a Fiume aveva salvato numerosissimi israeliti. Il nome di Giovanni Palatucci compare sul Muro dell’onore, nel Giardino dei giusti della fondazione “Yad Vashem”, a Gerusalemme; lo Stato di Israele lo ha anche insignito del titolo di “Giusto tra le Nazioni”, il massimo riconoscimento conferito a chi, rischiando la vita, salvò gli ebrei dalle persecuzioni. Anche in Italia sono stati dedicati alla memoria di Palatucci numerosi parchi, vie e piazze. Nel 1995 lo Repubblica Italiana gli ha conferito la medaglia d’oro al valor civile alla memoria, mentre la Chiesa cattolica, nel 2004, lo ha consacrato “Venerabile Servo di Dio”.

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