di Giovanni Bevacqua – È una voce unica quella che parte da Catanzaro. Dice no a quanto la Calabria è costretta a vivere dopo il nuovo lockdown imposto dal Governo nazionale che con l’ultimo Dpcm ha inserito la nostra regione nella lista delle “zone rosse”, quelle maggiormente a rischio con l’aumento esponenziale dei casi di Coronavirus. Perché in ballo c’è la sopravvivenza di una regione già martoriata da una burocrazia che va a rilento e da una mancanza di lavoro che con questa nuova chiusura rischia di essere ridotto ai minimi termini, se non sparire definitivamente.
Un migliaio di persone sfilano nel centro storico
Un migliaio di persone sfilano nel centro storico
E in oltre un migliaio si sono presentati in piazza prefettura per dare inizio al corteo contro Regione e Governo. Tra di loro imprenditori, ristoratori, artigiani e lavoratori dei settori “colpiti” dall’ultimo decreto del presidente del Consiglio. Ma anche esponenti politici, sindacali e associativi. Striscioni, cori da stadio ma soprattutto rabbia. Soprattutto per i ben noti fatti emersi negli ultimi giorni, che vedono al centro del dibattito nazionale il Piano Covid Calabria e il cambio commissariale in seno alla Sanità regionale.
“Tutti a casa”, nessuno escluso
Il corteo, che si è spinto fino al Palazzo Comunale, non ha risparmiato così neanche nei confronti del primo cittadino di Catanzaro, Sergio Abramo. “Tutti a casa” perché se oggi la Calabria è zona rossa, non per numero di contagi da Coronavirus, la responsabilità è chiaramente tutta amministrativa. E la protesta catanzarese non vuole risparmiare nessuno.
Una protesta apolitica
Il corteo si è voluto distinguere per la non appartenenza a questa o quella ideologia politica. Ci si è mossi sotto un’unica stella, quella del lavoro. “Chi è che decide cos’è essenziale?” ci si chiede. È la risposta è scontata: “Il lavoro è essenziale”. Non si parla di una protesta negazionista, perché nessuno ha messo in dubbio la diffusione del virus e la sua pericolosità. Ma c’è un contraltare da tenere bene in considerazione: anche di lavoro che non c’è si può morire. E la Calabria, oggi più che mai, in questo ambito, non è in “zona rossa” ma è andata ben oltre.
Una manifestazione regionale a Catanzaro
Tra le speranze di un’Italia libera dal virus e una nuova Calabria, il corteo nasce con il proposito di essere l’apripista di una serie di manifestazioni contro le restrizioni. E si annuncia un ritorno in piazza al fianco di personalità delle altre città calabresi che già sono scese in piazza. Un’unica grande manifestazione nella città capoluogo di regione. Uniti al grido di “lavoro”. L’altra grande vittima di questa maledetta pandemia.