di Gabriella Passariello- E’ stato catturato dopo un anno di latitanza il reggente della cosca Gallace, Cosimo Damiano, 60enne, di Guardavalle, che si era dato alla macchia dal 25 novembre 2020, da quando è diventata definitiva la sentenza di condanna a 14 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nell’ambito dell’inchiesta romana Appia, che ha accertato l’egemonia criminale della ’ndrina guardavallese, anche al di fuori della sua roccaforte.Secondo gli inquirenti, la cosca si sarebbe prima radicata nel Lazio, per poi aprire nuovi varchi anche in Lombardia, ampliando il primo giro di affari nel narcotraffico ed estendendo il proprio controllo su territori più economicamente redditizi, senza mai perdere il contatto con la “casa madre”.
Sorpreso in compagnia della moglie e della figlia
Sorpreso in compagnia della moglie e della figlia
Sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro, guidati dal colonnello Roberto Di Costanzo, coadiuvati dal Gis (Gruppo di intervento speciale) e dallo Squadrone eliporto cacciatori Calabria a scovare il boss in un appartamento ben arredato, con tutti i confort, di circa 200 metri quadrati, situato all’interno di un impianto di inerti di calcestruzzo ad Isca sullo Ionio nel Soveratese. Al momento dell’intervento, il latitante non è stato subito rintracciato in casa, sebbene ci fossero la compagna 34enne e la figlia di soli 4 anni che riposavano in camera da letto. Gallace, dopo una lunga e minuziosa perquisizione, è stato scovato e catturato all’interno di un bunker provvisto di accesso celato da una falsa parete posta sotto una specchiera proprio in camera da letto.
Il nascondiglio e la perquisizione
La porta del nascondiglio, collegata a un congegno meccanico, poteva essere aperta esclusivamente ruotando uno dei tre pomelli, quello centrale, di un adiacente attaccapanni a muro. Nel corso della perquisizione, sono stati trovati e sequestrati: 1 trolley contenente circa 35mila euro in contanti, 1 tablet, 9 telefoni cellulari di cui 2 danneggiati dall’interessato prima di essere scoperto nel bunker, varie sim non ancora attive e l’hard disk dell’impianto di video sorveglianza con monitor vicino alla tv in sala da pranzo per controllare 24 ore su 24 l’area esterna all’abitazione, tra l’altro dotata di allarme e di cane da guardia di grossa taglia.
Sfuggito anche alla cattura nell’operazione Molo 13
Il boss era stato raggiunto da un’ordinanza di misura cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione Molo 13, eseguita lo scorso mese di aprile dal Ros di Firenze e dallo Scico della Guardia di Finanza di Catanzaro. Cosimo Damiano Gallace, secondo le ipotesi di accusa, sarebbe stato impegnato nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti messo in piedi fra Italia, Sudamerica e Nord Europa. Un’indagine su cui i carabinieri del comando provinciale di Livorno avevano puntato i riflettori sull’infiltrazione della ‘ndrina guardavallese in diverse province toscane, dove aveva imposto il monopolio delle ditte “amiche” nel settore del movimento terra. Per aver preso parte alla cosiddetta “strage di Guardavalle” ha scontato complessivamente, a partire dai primi anni ’90, più di vent’anni di carcere.
Cattura del latitante Gallace, il colonnello Di Costanzo: “Segno di forza dello Stato” (VIDEO)