Dall’inchiesta ‘Cavalli di Razza’ della Dda di Milano “è emerso in maniera inequivocabile” che la ‘locale’ di Fino Mornasco (Como) “non sia che la ‘continuazione’ storica, personale, familiare e territoriale del precedente contesto mafioso, di cui era già stata accertata” con le sentenze ‘La notte dei fiori di San Vito’ e ‘Insubria’, “l’esistenza pacifica”. È quanto sottolinea la gup Lorenza Pasquinelli nelle motivazioni del verdetto con cui lo scorso 19 dicembre ha inflitto, tra giudizi abbreviati e patteggiamenti, oltre 200 anni di reclusione a 34 imputati.
Una compagine caratterizzata “dalla convivenza di più gruppi criminali (con azioni, interessi e organizzazioni parallele e solo in parte sovrapponibili) ugualmente ma unitariamente capaci di sfruttare la forza di intimidazione derivante dalla ‘fama’ criminale conseguita, nel corso di decenni, nei territori di storico ed originario insediamento”, aggiunge la giudice.
Una compagine caratterizzata “dalla convivenza di più gruppi criminali (con azioni, interessi e organizzazioni parallele e solo in parte sovrapponibili) ugualmente ma unitariamente capaci di sfruttare la forza di intimidazione derivante dalla ‘fama’ criminale conseguita, nel corso di decenni, nei territori di storico ed originario insediamento”, aggiunge la giudice.