di Giovanni Bevacqua – “Date priorità a chi ha più bisogno di me”. Poche semplici parole che scaldano il cuore. Quella che Giuseppe racconta al TGR è una storia di altruismo e sapienza. Una storia figlia degli anni che si porta sulle spalle, da padre prima ancora che nonno. La sua è una vita segnata da un lavoro duro, da minatore, ma anche da tanto amore. I suoi 60 anni di matrimonio rappresentano quel sentimento che oggi in molti danno per perduto. Ma torniamo a oggi. Giuseppe, nella sua casa di Gimigliano, nel Catanzarese, riceve finalmente la chiamata da parte del suo medico per la somministrazione del vaccino anti-Covid. Ne ha tutto il diritto: rientra nella categoria dei soggetti a rischio. È un giorno tanto atteso, specie per la sua famiglia. Ma Giuseppe ha un’idea diversa sulle priorità. E prima ancora di confermare l’appuntamento chiede se in lista ci sia qualche giovane con urgenza di ricevere il vaccino. Il suo medico si sente un po’ spiazzato dalla domanda ma si mette a disposizione e indaga sulle persone in attesa. Tra queste una ragazza di 23 anni, malata oncologica. Per il suo turno ci potrebbe volere ancora un po’. Giuseppe non ci pensa due volte e chiede, anzi pretende che la sua dose le venga ceduta. Un gesto semplice, forse scontato per chi pensa con il cuore di un padre e la testa di un nonno, ma che stona con quello che sta accadendo in Italia in questi mesi difficili. A differenza di chi cerca di accaparrarsi per primo una dose di vaccino, Giuseppe fa un passo indietro e cede il suo turno a chi ne ha più bisogno. Si chiaro, non rinuncia al vaccino. “Quando mi richiameranno e non ci saranno altre persone, sempre giovani, che ne hanno bisogno, sarà pronto a vaccinarmi”, ci tiene a precisare. Il suo è un semplice gesto di umanità. Ma di questi tempi, a sentirsi chiusi in gabbia come topi, forse in molti hanno dimenticato che cos’è…