Certificati medici farlocchi, chiuse le indagini per una collaboratrice scolastica

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Avrebbe fotocopiato certificati medici originali modificando la data del rilascio per giustificare le sue assenze dal posto di lavoro per ben diciassette volte nell’arco di tempo che va da gennaio 2017 al 12 maggio 2018. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro ha chiuso le indagini a carico di Carmela Gallo, 53 anni di Catanzaro, collaboratrice scolastica dell’Istituto comprensivo “V. Vivaldi”, per la quale si ipotizza il reato di truffa aggravata  e di falsità materiale. La donna, secondo le ipotesi di accusa avrebbe falsificato certificati medici intestati all’Azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro, al Pugliese-Ciaccio e al Laboratorio  A. Fleming srl analisi chimico-cliniche di Catanzaro Lido, “manomettendo” giorni e date. Una presunta truffa che avrebbe indotto in errore la direzione scolastica sulla sussistenza dei presupposti  per poter fruire di 45 giorni di congedo straordinario per malattia, ottenendo la corresponsione di una retribuzione non dovuta pari a 1.880.35 euro lordi.

Si sarebbe procurata un ingiusto profitto con un danno di 3.571, 97 euro a carico dell’Istituto scolastico, che ha dovuto anche sostenere i costi della retribuzione di personale supplente. Con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato. Certificati medici “cuciti su misura”, non solo perché la donna avrebbe modificato la data degli stessi, ma  anche perché sarebbero stati “confezionati” con copie fotostatiche di certificati originali consegnatigli dai propri medici curanti, in occasione delle visite specialistiche cui si era sottoposta nel corso degli anni. Documenti utilizzati secondo la Procura al fine di attestare falsamente la propria impossibilità di recarsi sul posto di lavoro e di usufruire del congedo straordinario per malattia.  Una vicenda giudiziaria che è costata alla donna una misura interdittiva di sospensione dal pubblico ufficio per la durata dell’intero anno scolastico,  emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro nel mese di febbraio 2019. Misura poi ridotta dai giudici del Riesame che hanno parzialmente accolto l’appello degli avvocati difensori Gregorio Casalenuovo e Maria Costa, limitando la sospensione dal posto di lavoro a soli due mesi. I giudici di appello, infatti, hanno ritenuto di “di dover limitare temporalmente la misura interdittiva fino al 30 aprile 2019, reputando il periodo già decorso e quello ulteriore da scomputare come idoneo al soddisfacimento delle esigenze cautelari nonché a far cessare il pericolo  di reiterazione della condotta delittuosa”.

Si sarebbe procurata un ingiusto profitto con un danno di 3.571, 97 euro a carico dell’Istituto scolastico, che ha dovuto anche sostenere i costi della retribuzione di personale supplente. Con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato. Certificati medici “cuciti su misura”, non solo perché la donna avrebbe modificato la data degli stessi, ma  anche perché sarebbero stati “confezionati” con copie fotostatiche di certificati originali consegnatigli dai propri medici curanti, in occasione delle visite specialistiche cui si era sottoposta nel corso degli anni. Documenti utilizzati secondo la Procura al fine di attestare falsamente la propria impossibilità di recarsi sul posto di lavoro e di usufruire del congedo straordinario per malattia.  Una vicenda giudiziaria che è costata alla donna una misura interdittiva di sospensione dal pubblico ufficio per la durata dell’intero anno scolastico,  emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro nel mese di febbraio 2019. Misura poi ridotta dai giudici del Riesame che hanno parzialmente accolto l’appello degli avvocati difensori Gregorio Casalenuovo e Maria Costa, limitando la sospensione dal posto di lavoro a soli due mesi. I giudici di appello, infatti, hanno ritenuto di “di dover limitare temporalmente la misura interdittiva fino al 30 aprile 2019, reputando il periodo già decorso e quello ulteriore da scomputare come idoneo al soddisfacimento delle esigenze cautelari nonché a far cessare il pericolo  di reiterazione della condotta delittuosa”.

L’indagata adesso potrà chiedere di essere sentita dal pubblico ministero, depositare memorie difensive, compiere ogni atto utile per esercitare il diritto di difesa prima che il titolare delle indagini proceda con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.

g. p. 

Redazione Calabria 7

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