Cgil: “Classe politica crotonese fermi la desertificazione occupazionale”

"Riteniamo - si legge in una nota del sindacato - che ci sia la necessità di una lotta antifascista quotidiana, a favore di un Paese democratico"

“Non si sono ancora spenti gli echi delle proteste che hanno accompagnato, ma purtroppo non evitato, la chiusura del punto vendita Carrefour che ha portato alla perdita di 52 posti di lavoro, che un nuovo rovinoso evento rischia di abbattersi, con effetti devastanti, sul già fragile tessuto produttivo crotonese: 107 posti di lavoro rischiano di “evaporare” a causa, non della canicola estiva, ma di un cambio di commessa che ha interessato una parte dei lavoratori impiegati presso il Call Center che fa capo al gruppo Abramo.” E’ quanto si legge in una nota Cgil Area Vasta (CZ – KR – VV).

“Una vera e propria desertificazione occupazionale che da anni avanza nel territorio di Crotone, nel silenzio e nel disinteresse di una classe politica sempre più distante dai problemi della città e dei cittadini, e sempre più invischiata in beghe elettorali interne, che sembrano assorbire tutto l’interesse e le energie delle formazioni politiche impegnate in una campagna elettorale dai toni ovattati e avulsi dal contesto territoriale, quasi surreali. In una realtà come quella calabrese, e crotonese in particolare, 107 posti di lavoro assumono la valenza di una “fabbrica”, è come se d’incanto sparisse un intero opificio con tutti i suoi “operai” ed il suo intero indotto. In sostanza si tratta certamente di una vertenza di carattere sindacale, e come tale è stata puntualmente attenzionata, ma anche di una vertenza che ha un impatto ed una rilevanza sociale non indifferente per i destini ed il futuro della città, ma la cosa sembra non essere all’ordine del giorno della agenda politica dei partiti. Auspichiamo che temi quali: lavoro, bonifiche ambientali, sanità, turismo, gestione dei rifiuti, trasporti, tornino ad essere protagonisti della competizione elettorale, del confronto con le parti sociali, e della successiva e conseguente azione amministrativa del Sindaco e della Amministrazione.

“Una vera e propria desertificazione occupazionale che da anni avanza nel territorio di Crotone, nel silenzio e nel disinteresse di una classe politica sempre più distante dai problemi della città e dei cittadini, e sempre più invischiata in beghe elettorali interne, che sembrano assorbire tutto l’interesse e le energie delle formazioni politiche impegnate in una campagna elettorale dai toni ovattati e avulsi dal contesto territoriale, quasi surreali. In una realtà come quella calabrese, e crotonese in particolare, 107 posti di lavoro assumono la valenza di una “fabbrica”, è come se d’incanto sparisse un intero opificio con tutti i suoi “operai” ed il suo intero indotto. In sostanza si tratta certamente di una vertenza di carattere sindacale, e come tale è stata puntualmente attenzionata, ma anche di una vertenza che ha un impatto ed una rilevanza sociale non indifferente per i destini ed il futuro della città, ma la cosa sembra non essere all’ordine del giorno della agenda politica dei partiti. Auspichiamo che temi quali: lavoro, bonifiche ambientali, sanità, turismo, gestione dei rifiuti, trasporti, tornino ad essere protagonisti della competizione elettorale, del confronto con le parti sociali, e della successiva e conseguente azione amministrativa del Sindaco e della Amministrazione.

Nell’attesa, che ci auguriamo non resti vana, come CGIL lanciamo quindi un appello affinché tutte le rappresentanze politiche ed istituzionali locali, regionali e nazionali, ognuno per le proprie prerogative e sensibilità, si rendano parte attiva, al fianco del Sindacato, nella vertenza dei 107 lavoratori del Call Center Abramo, il paventato quanto devastante trasferimento dei lavoratori a Roma (e quanti con un contratto part-time potrebbero farsene carico?), può e deve essere evitato. Se i problemi fossero di natura logistica ed il subentrante Consorzio Leonardo, nella commessa “Roma Capitale”, ponesse la questione dei costi di impianto a Crotone, sarebbe davvero improponibile l’utilizzo di strutture nelle disponibilità della amministrazione comunale o la destinazione di un immobile confiscato alla n’drangheta? Sarebbe un segnale istituzionale importante, dal forte impatto sociale ed un esempio di legalità praticata e non solo enunciata, che andrebbe ad affiancarsi alla significativa azione investigativa e giudiziaria che proprio nei prossimi giorni vedrà a Roma la prima udienza preliminare del processo Rinascita Scott, ma solo in attesa che vengano eseguiti i lavori presso la struttura della Fondazione Terina a Lamezia Terme, soluzione questa indicata ed appoggiata anche dalla CGIL.”

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