Uccide l’amico in un incidente e perde la gamba. La vita spericolata di El Ketani al vaglio del Riesame

Per il gip, l'autore della strage dei ciclisti, potrebbe scappare. Perplessi gli avvocati: "Nessuna fuga, si è solo trasferito da un ospedale ad un altro"

di Gabriella Passariello-  Si discuterà davanti al Tribunale del Riesame tra pochi giorni la posizione cautelare di Chafik El Ketani in carcere per aver provocato la morte di Noredine Fennane il 6 settembre scorso, perdendo la vita in seguito ad un violento incidente stradale sulla statale 280. Secondo quanto riportato nell’ordinanza vergata dal gip del Tribunale di Catanzaro Matteo Ferrante, El Ketani, (che nel 2010 travolse con la sua auto otto ciclisti uccidendoli), accusato di omicidio stradale, stava percorrendo, alla guida della Toyota Corolla, la statale in direzione di marcia Catanzaro-Lamezia quando all’altezza di una curva, a causa delle condizioni metereologiche avverse e la velocità sostenuta del mezzo, ha perso il controllo dell’auto, impattando prima contro il muretto di delimitazione di un canale di scolo e poi contro il guardrail, provocando la morte del passeggero Noredine Fennane, che si trovava a bordo con lui.

“Ero io alla guida dell’auto”

“Ero io alla guida dell’auto”

Giunti sul posto gli operanti della pg avevano trovato all’interno dell’abitacolo entrambi i passeggeri, ma nessuno dei due era più seduto sul posto del guidatore: l’urto violento li aveva sbalzati via. Durante le operazioni di recupero, l’indagato aveva riferito al capo squadra dei Vigili del fuoco di essere stato lui alla guida del veicolo, una domanda rivoltagli più volte, “Chi era alla guida dell’auto?” per essere sicuro che la risposta fosse sempre la stessa, trovandosi El Ketani in stato di schock. Dai successivi accertamenti sarebbe emerso  che l’auto coinvolta nell’incidente era stata noleggiata proprio da El Ketani pochi giorni prima dell’incidente, appurando, inoltre, che l’altro passeggero a bordo del veicolo morto per l’impatto violento non aveva la patente di guida. Gli esami tossicologici poi avrebbero dato l’esito positivo sull’uso di El Ketani ai tetra cannabinoidi. Dopo l’incidente El Ketani è stato ricoverato all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, dove gli veniva diagnosticato un politrauma con sfacelo traumatico e diverse fratture scomposte della gamba sinistra.

L’amputazione alla gamba

E a distanza di poche più di 48 ore dall’impatto, il 9 settembre, contro il parere dei medici che lo avevano reso edotto della possibilità di complicanze, tra cui la perdita dell’arto sinistro e il rischio per la sua stessa vita, El Ketani aveva firmato le dimissioni dal nosocomio, facendo perdere le sue tracce. Diramate le ricerche, era emerso, come l’indagato, fosse salito su un’ambulanza privata per recarsi all’ospedale di Bologna e sottoporsi ad un intervento di amputazione della gamba. Fonti confidenziali avrebbero poi informato la polizia giudiziaria che l’uomo sarebbe stato in procinto di lasciare l’Italia per raggiungere il Marocco.

Le indagini tuttora in corso e il pericolo di fuga

Pur essendo tuttora in corso accertamenti finalizzati a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente, le preliminari evidenze probatorie, per il gip “inducono a ritenere che l’incidente si è verificato per gravi violazioni delle norme sulla circolazione stradale. Molteplici elementi consentono fin da ora di affermare che l’auto procedeva ben al di sopra del limite consentito e con una guida altamente imprudente, diversamente non si spiegherebbe come il veicolo senza alcun contatto con altre auto abbia potuto perdere in maniera così repentina l’aderenza al tratto stradale, non fermando la sua corsa neppure contro il guardrail, che veniva divelto, finendo prima contro gli alberi e poi contro un’aiuola”.  A questo si aggiunge la pioggia battente, la zona scarsamente illuminata con conseguente visibilità limitata, che avrebbero imposto, per il giudice firmatario della misura cautelare in carcere, “la basilare prudenza di moderare la velocità per evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone e delle cose”. Per il gip è concreto ed attuale il pericolo di fuga “come pare abbia già cercato di fare, viste le repentine dimissioni volontarie dell’indagato nonostante gli enormi rischi che gli erano stati prospettati dai sanitari che lo avevano in cura. Una simile condotta non può certo risiedere nella semplice volontà di ricercare cure mediche”, ma nella precisa volontà di fuggire dalle proprie responsabilità. Né va trascurato il fatto che l’indagato si era recato a Bologna facendosi trasportare da un’ambulanza privata: “notoriamente una simile tratta implica un costo pari a diverse migliaia di euro, risorse economiche tutt’altro che trascurabili per garantirsi la fuga e la permanenza fuori dall’Italia”.

I precedenti di El Ketani

E sussiste anche il pericolo di reiterazione del reato dal momento che El Ketani il 5 dicembre 2010 “si è reso responsabile di un omicidio colposo plurimo che interessò otto ciclisti a Gizzeria Lido travolti e uccisi dall’indagato all’epoca sotto effetto  di sostanze stupefacenti. “Ciò dimostra che egli è solito condurre veicoli dopo aver assunto sostanze stupefacenti ed è solito non rispettare le norme sulla circolazione stradale”. Per tali fatti l’indagato ha riportato una condanna ad 8 anni di reclusione espiata dal 10 giugno 2011 al 29 ottobre 2016: “neppure una così pesante esperienza umana e giudiziaria ha sortito la benchè minima efficacia deterrente, tant’è che egli ha replicato la medesima condotta meno cinque anni dopo essere tornato in possesso della patente di guida. In considerazione dell’acclarato pericolo di fuga e dell’intensità del pericolo di reiterazione del reato l’unica misura in grado di far fronte alle esigenze cautelari è il carcere.

Le perplessità del collegio difensivo

Gli avvocati difensori dell’indagato, i legali Salvatore Staiano e Antonio Tiliegi, davanti ai giudici del Riesame proveranno a smontare le ipotesi di accusa, chiedendo l’annullamento della misura cautelare o in seconda battuta una misura cautelare più gradata, non nascondendo le loro perplessità laddove il gip nel provvedimento: “afferma l’esistenza di un pericolo di fuga per il solo fatto che l’indagato ha lasciato l’ospedale di Catanzaro per recarsi al Sant’Orsola di Bologna dove ha subito un intervento chirurgico. Non si è trattata di una fuga, ma di un trasferimento finalizzato al tentativo di evitare l’amputazione della gamba”.

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