‘Nduja e soppressata nello sketch di Checco Zalone a Sanremo. Il noto attore ha scelto di ambientare il testo della sua performance in un villaggio della Calabria definendola “un luogo bellissimo fatto di gente fantastica, così non si offendono ‘sti terroni”. La storia narra di un principe 40enne gay che si innamora di Oreste un brasiliano conosciuto al ballo organizzato dal padre, un re omofobo che di notte mascherato va a trans e intende far maritare il figlio. Zalone dopo la narrazione in prosa ha cantato la storia dai microfoni dell’Ariston sulle note di “Almeno tu nell’universo” della calabrese Mia Martini, ribattezzandola “Che ipocrisia nell’universo” e suscitando l’ilarità del pubblico con l’intento, palesato nel prologo, del voler far riflettere sui diversi modi di amare.
Il monologo di Zalone ambientato in Calabria
Il monologo di Zalone ambientato in Calabria
“I tempi stanno cambiando, – ha detto Zalone rivolgendosi ad Amadeus – certo i pregiudizi non possono essere scrostati via dalle coscienze con un detersivo. Possiamo però rivolgerci alle nuove generazioni insegnando loro che l’amore è universale e non è solo tra uomo e donna”. Scroscio di risate sulle battute fatte di luoghi più o meno comuni: “Sono Fiorenza, la fata di Cosenza. Vengo dai cieli, porto carrozze e tolgo peli”; “Il re vi dona un sogno al gran ballo tutte v’aspetta, vi raccomando la ceretta”; “Re indignato ti ho sgamato, sei un cliente affezionato, arrivi mascherato nella strada fredda e buia e ti piace con la ‘nduja”, per poi correggere il tiro “arrivi mascherato nella strada dissestata e ti piace la sopressata”. “Qualcuno si sarà offeso e se ci saranno denunce, querele, interrogazioni parlamentari – afferma Zalone – il “foro” di competenza è quello di Amadeus”.