Non sono numeri, non sono contenitori di virus da estirpare. Sono donne e uomini, che hanno vissuto la loro vita con dignità e coraggio, ma che stanno trovando la morte nell’anonimato e nell’indifferenza.
Quanto è accaduto a Chiaravalle, in provincia di Catanzaro, non può essere dimenticato. Innocenti contagiati dall’esterno e tenuti nella sofferenza per giorni. Otto di loro sono morti. Solo nella tarda serata, dopo una protesta nel pomeriggio organizzata dal sindaco Domenico Donato assieme ad altri sindaci del comprensorio, organizzata davanti la Rsa, tutti sono stati trasferiti e ricoverati in ospedali e strutture adeguate a Catanzaro.
Quanto è accaduto a Chiaravalle, in provincia di Catanzaro, non può essere dimenticato. Innocenti contagiati dall’esterno e tenuti nella sofferenza per giorni. Otto di loro sono morti. Solo nella tarda serata, dopo una protesta nel pomeriggio organizzata dal sindaco Domenico Donato assieme ad altri sindaci del comprensorio, organizzata davanti la Rsa, tutti sono stati trasferiti e ricoverati in ospedali e strutture adeguate a Catanzaro.
Quella struttura diventata un “focolaio” di coronavirus, poi una lunga serie di polemiche, tra cui una tra la proprietà della struttura e la Regione. Ed ancora le indagini avviate dalla Procura di Catanzaro. Insomma, fuori i nomi di chi ha generato questa vergognosa pagina di umanità. Qualcuno che ha sbagliato esiste e ne dovrà dare conto. I morti non sono numeri e vanno oltre il Covid. Basta giustificarsi diffondendo l’informazione distorta che chi ha patologie ed è anziano sembra destinato a morire. Perché la verità racconta di ultra novantenni guariti, perché curati ed assistiti. A Chiaravalle, invece, qualcuno ha sbagliato, abbandonando i pazienti al loro destino, lasciandoli là nel terrore e nello sconforto. E poi la morte. Ma alla morte non ci si può e non ci si deve abituare. (a.m.)