di Nico De Luca – Non è un fenomeno circoscritto bensì a larghissima scala. A chiudere sono edicole storiche di tutta Italia. Chi non riesce a pagare le tasse deve arrendersi. Gli altri combattono tra burocrazia e crisi della carta stampata.
A Catanzaro sono state già parecchie quelle che hanno abbassato la saracinesca nel 2019 ed altre barcollano pericolosamente anche in questo nuovo anno.
A Catanzaro sono state già parecchie quelle che hanno abbassato la saracinesca nel 2019 ed altre barcollano pericolosamente anche in questo nuovo anno.
COLPA DELLE TASSE?
Un dipendente dell’amministrazione comunale del capoluogo – cui abbiamo garantito anonimato – ci informa che nell’anno appena concluso il Comune ha provveduto a ritirare 6 o 7 licenze, tra cui quelle di qualche gazebo per attività di ristorazione.
Ad essere particolarmente gravosa la Tosap, la tassa sull’occupazione del suolo pubblico. Se non si versa produce morosità. Gli uffici tributari applicano quindi la sanzione e la comunicano ai vigili urbani che si recano presso la rivendita per notificare il ritiro della licenza.
La Fenagi, l’associazione delle edicole ed imprese di rivendita di quotidiani periodici Confesercenti, sulla base di proprie elaborazioni condotte sui dati resi pubblici dagli Uffici studi delle associazioni della filiera della carta ha dichiarato che la perdita secca 2019 rispetto all’anno precedente è di quasi 2 miliardi, il 10% in piu rispetto all’anno precedente.
ANALISI FE.NA.GI.
Secondo il presidente di Fenagi Confesercenti Christian Cartosio “Servono interventi urgenti per dare un po’ di fiato alla rete di vendita. A partire dalle tasse: bisogna defiscalizzare l’informazione e aprire agli edicolanti il regime forfettario, da cui sono ora esclusi; occorre inoltre pensare anche alla definizione di un regime fiscale ad hoc, agevolato, per la vendita di quotidiani e periodici. Necessario, infine, anche superare finalmente la legge 170/01, ormai inadeguata alle esigenze attuali del settore, con una riforma che vada dalla revisione dell’obbligo di parità di trattamento alla creazione di ammortizzatori e incentivi per la ristrutturazione e informatizzazione della rete”.
Già, ma come ristrutturare la rete e come ridisegnare l’aspetto e le funzioni di una edicola?
RIVOLUZIONE DIETRO L’ANGOLO
Il Testo unico sul commercio varato dalla Regione Lazio e in vigore da venerdì 8 novembre u.s. incentiva l’integrazione della vendita di quotidiani e periodici con attività e servizi innovativi. Come lo può essere, ad esempio, anche l’emissione di certificati. Le edicole potranno pertanto diventare dei minimarket. Potranno integrare la vendita di prodotti editoriali con altri generi per il 40% della loro superficie.
A Cagliari ed in altre città cittadini indiani e cinesi hanno effettuato proposta per rilevare le edicole e trasformarle in luoghi di vendita di cibo e souvenir. Teoricamente non si può in virtù della destinazione d’uso. Ma forse c’è un escamotage.
Secondo quanto confidatoci dall’anonimo impiegato infatti basterebbe comunicare alla Camera di Commercio la volontà di esercitare ANCHE la vendita di ristorazione assieme a quella originaria di giornali per superare il vincolo.
Incredibile: non eravamo noi italiani quelli bravi a fare le leggi e trovare il modo di aggirarle?