di Danilo Colacino – A due giorni dalla scomparsa, giunta a rattristare ulteriormente animi già provati dall’ormai prolungata quarantena per il dannato Sars-Cov-2, abbiamo voluto approfittare per tributare un omaggio a una donna di impareggiabile cultura e stile.
Sì, perché Marisa Provenzano era molto di più di una scrittrice per passione. Semmai una fine intellettuale.
Sì, perché Marisa Provenzano era molto di più di una scrittrice per passione. Semmai una fine intellettuale.
A tutto tondo, come si dice gergalmente ora.
E noi non riusciamo a celare lo sgomento per il fatto che ci abbia lasciato così presto, andando via ‘in sordina’ come tuttavia le persone della sua classe sono solite fare quasi per non attirare troppo l’attenzione…persino nel momento solenne del definitivo congedo.
Abbiamo però immaginato, senza sforzi di fantasia peraltro, cosa sarebbe stato ieri o oggi il suo funerale in tempi non dominati da questo stramaledetto Corononavirus e quindi caratterizzati dalle necessarie ma draconiane restrizioni in atto.
Quanti catanzaresi, insomma, gli avrebbero espresso il loro sincero e sentito cordoglio, magari con un lunghissimo applauso.
Una vicinanza e un calore umano che lei si è meritata in una splendida vita, vissuta pienamente e con la gioia di un figlio amatissimo dalle esemplari qualità (per giunta ingegnere tanto dotato da raccogliere già numerose soddisfazioni professionali nonostante l’età).
Al di là di tutto, però, abbiamo infine pensato che forse potrebbe farle piacere, anche a nome di tantissimi amici ed estimatori come premesso loro malgrado impossibilitati a prendere parte alle esequie, l’idea di rinverdire per lei le parole che Alberto Moravia pronunciò ai funerali di Pierpaolo Pasolini (appare quasi inutile ricordare, se non per mero ‘dovere di cronaca’, le circostanze del tutto particolari in cui maturò la morte di una delle più grandi menti del Novecento italiano).
Ecco allora cosa disse, nel salutare per l’ultima volta l’amico Pierpaolo, Moravia: “Poi abbiamo perduto anche il simile. Cosa intendo per simile: intendo che lui ha fatto delle cose, si è allineato nella nostra cultura, accanto ai nostri maggiori scrittori, ai nostri maggiori registi. In questo era simile, cioè era un elemento prezioso di qualsiasi società. Qualsiasi società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue file. Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. E il poeta dovrebbe esser sacro”.