“Veniva dall’altra parte del pianeta, aveva un diverso colore della pelle, parlava un’altra lingua, aveva abitudini assolutamente diverse dalle nostre ma tutti abbiamo considerato Shuel nostro figlio”.
Sono le parole con le quali il dott. Giuseppe Raiola ricorda la storia di un ragazzo sfortunato, che però ha conosciuto l’amore e l’assistenza a Catanzaro.
Sono le parole con le quali il dott. Giuseppe Raiola ricorda la storia di un ragazzo sfortunato, che però ha conosciuto l’amore e l’assistenza a Catanzaro.
“La storia, la bellissima e tristissima storia di Shuel ha fatto sì che si rinnovasse la bellezza e la ricchezza della nostra società, una società, nonostante tutto, in cui ancora prevalgono sentimenti di compassione e di condivisione.
Shuel il 21 giugno compì 18 anni, il suo ultimo compleanno, nel nostro reparto; fu una bellissima festa, in cui per qualche ora tutti noi ci sentimmo realmente cittadini del mondo. A festeggiare Shuel vi erano ragazzi, ragazzi della stessa età dei nostri figli, provenienti da tutto quel mondo “povero”, spesso vissuto come fastidioso, invadente.
Shuel era quello che viene definito “un migrante economico”, spinto dalla disperazione e dalla povertà estrema della sua famiglia, decide di partire dal suo villaggio in Bangladesh per “l’opulenta” Europa alla ricerca di quel pizzico di fortuna che gli avrebbe permesso di far sopravvivere i suoi cari e di poter organizzare il matrimonio di sua sorella.
Ed allora ecco che il 18 aprile del 2017, dopo aver recuperato i soldi per affrontare questo viaggio parte……parte portandosi dietro il suo bagaglio di miseria e di speranza. Dopo, mille peripezie arriva in Libia e dopo aver subito innumerevoli violenze e soprusi, riesce ad imbarcarsi ed affronta quel viaggio che sperava lo portasse verso un futuro migliore.
La barca approda a Vibo Valentia, ed il ragazzo viene ospitato in più centri di accoglienza, sino a quando non inizia a stare male e, quindi…. l’infausta diagnosi, gli interventi chirurgici, il ricovero prima in ematoncologia pediatrica e poi in pediatria e……la sofferenza, confortato dall’affetto del personale e dei volontari della Fondazione Città Solidale.
E proprio grazie all’impegno della Fondazione, del Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale e del Presidente del Tribunale dei Minori di Catanzaro, Dott.ssa Teresa Chiodo e dal Lions Catanzaro Host, Shuel riesce a realizzare il suo desiderio, quello di riabbracciare la sua mamma, fatta giungere in Italia.
Oggi Shuel ci ha lasciati ed è andato via in punta di piedi, ma lo ha fatto solo dopo aver assolto al suo mandato, quello di aver fatto riscoprire alla nostra comunità il diritto di provare ancora compassione e condivisione, in questo mondo globalizzato in cui si è assistito anche alla globalizzazione dell’indifferenza. Un mondo in cui l’avidità ha avvelenato le nostre anime, ha ostruito il mondo con l’odio, rendendoci cinici e crudeli.
Ciao Shuel, ragazzo mite e cortese, grandioso rivoluzionario delle coscienze, ciao!”.
Redazione Calabria 7