Ciconte lascia il Pd, Celia: “Ora passerà con Abramo?”

Politiche 2022 Celia

“Non me ne vogliano gli amici di Cambiavento se ricorro a una battuta, citandoli magari in modo improprio, ma il caso dell’abbandono del gruppo Pd da parte del consigliere regionale Vincenzo Antonio Ciconte, già candidato a sindaco del capoluogo, mi ricorda come ci sia chi il vento lo vuole positivamente cambiare e chi al contrario è solo intenzionato a sfruttarlo. Un atteggiamento che dovrebbe essere alieno da una cosa nobile come la politica. Ma per fortuna non ascrivibile a tutti, essendoci dovute e nemmeno poi troppo rare eccezioni a cui potremmo rifarci”. È un colpo di scure, considerazione forte ma ovvia, quello che il consigliere comunale di Fare per Catanzaro Fabio Celia infligge all’ormai ex alfiere del centrosinistra a Palazzo De Nobili. Un aspirante sindaco, battuto nel 2017 da Sergio Abramo, verso cui il giudizio di Celia – espresso attraverso un comunicato stampa – è davvero sferzante. “Abbiamo assistito all’ennesima piroetta – ha detto il membro del civico consesso – da parte di un esponente di vertice del Pd locale, il quale dopo aver succhiato consensi e vantaggi dalla mammella del Partito Democratico e del governatore Mario Oliverio ha pensato bene, considerata l’aria che tira, di attaccarsi al seno di Mario Occhiuto. Tanto che differenza fa?

L’importante, anzi l’unico obiettivo, è di avere la chance di una nuova agevole candidatura, potendo così perpetrare l’esperienza da consigliere regionale e magari pure qualcosa in più. Peccato, però, che lo stesso Ciconte si accreditava, fino a una manciata di anni fa, come uno dei più credibili e autorevoli dirigenti Demcrat della Calabria. Un paladino del renzismo, che doveva però far rima con progressismo e forse persino socialismo pur venendo egli da ben altra cultura politica. E che dire, poi, della guerra fatta al centrodestra. Una lotta senza quartiere di cui si sono evidentemente perse le tracce mentre il diretto interessato veniva all’improvviso folgorato sulla Via di Damasco”. L’ultima parte della Filippica, Celia l’ha tuttavia incentrata sulle ripercussioni della scelta di Ciconte nel civico consesso della città dei Tre Colli: “Ci chiediamo cosa farà ora a Palazzo De Nobili il consigliere regionale. Appoggerà Abramo con cui due anni fa si è aspramente confrontato o propenderà per la cosiddetta politica dei due forni, svolgendo la campagna elettorale per il centrodestra alla Regione e standone invece all’opposizione in Comune?”. Bella domanda, da cui sarebbe lecito avere una risposta”.

L’importante, anzi l’unico obiettivo, è di avere la chance di una nuova agevole candidatura, potendo così perpetrare l’esperienza da consigliere regionale e magari pure qualcosa in più. Peccato, però, che lo stesso Ciconte si accreditava, fino a una manciata di anni fa, come uno dei più credibili e autorevoli dirigenti Demcrat della Calabria. Un paladino del renzismo, che doveva però far rima con progressismo e forse persino socialismo pur venendo egli da ben altra cultura politica. E che dire, poi, della guerra fatta al centrodestra. Una lotta senza quartiere di cui si sono evidentemente perse le tracce mentre il diretto interessato veniva all’improvviso folgorato sulla Via di Damasco”. L’ultima parte della Filippica, Celia l’ha tuttavia incentrata sulle ripercussioni della scelta di Ciconte nel civico consesso della città dei Tre Colli: “Ci chiediamo cosa farà ora a Palazzo De Nobili il consigliere regionale. Appoggerà Abramo con cui due anni fa si è aspramente confrontato o propenderà per la cosiddetta politica dei due forni, svolgendo la campagna elettorale per il centrodestra alla Regione e standone invece all’opposizione in Comune?”. Bella domanda, da cui sarebbe lecito avere una risposta”.

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