Cinquantasei sindaci del Catanzarese contro l’autonomia differenziata: “Progetto inaccettabile”

A giudizio dei sindaci, "se l’autonomia differenziata dovesse passare nei termini attuali, verrebbe minata l’eguaglianza dei diritti"
autonomia differenziata

Ben cinquantasei sindaci della provincia di Catanzaro hanno sottoscritto un documento contro l’autonomia differenziata. Si tratta dei primi cittadini di Albi, Amaroni, Andali, Argusto, Badolato, Borgia, Caraffa di Catanzaro, Cardinale, Carlopoli, Cenadi, Centrache, Cerva, Chiaravalle Centrale, Cortale, Cropani, Davoli, Decollatura, Fossato Serralta, Gasperina, Gimigliano, Girifalco, Guardavalle, Isca sullo Ionio, Jacurso, Martirano, Martirano Lombardo, Miglierina, Montauro, Montepaone, Olivadi, Palermiti, Pentone, Petrizzi, Petronà, Pianopoli, Platania, San Floro, San Pietro a Maida, San Pietro Apostolo, San Vito sullo Ionio, Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, Santa Caterina dello Ionio, Satriano, Sellia, Serrastretta, Sorbo San Basile, Soverato, Soveria Mannelli, Squillace, Stalettì, Taverna, Tiriolo, Torre di Ruggiero, Vallefiorita e Zagarise.

“Progetto inaccettabile”

“Progetto inaccettabile”

‘Per la Repubblica, una e indivisibile’ è l’appello lanciato dei sindaci, secondo i quali “sotto la definizione di ‘autonomia differenziata’ altro non si vuol far passare se non la rottura dell’unità della Repubblica, che la nostra Costituzione vuole invece una e indivisibile anche quando riconosce e promuove le autonomie locali.
Il progetto di attuazione dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione è inaccettabile nei termini in cui si sta portando avanti da vari anni. Attribuire ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia non può infatti significare devoluzione di tutte le competenze e i poteri alle regioni che ne facciano richiesta”.

“Minata l’eguaglianza dei diritti”

A giudizio dei sindaci, “se l’autonomia differenziata dovesse passare in quei termini, verrebbe minata l’eguaglianza dei diritti, con conseguenze devastanti per la scuola, la sanità, le politiche ambientali ed energetiche, i beni culturali, lo sviluppo delle infrastrutture e finanche per i contratti nazionali di lavoro. Noi crediamo che i livelli di prestazione non debbano essere solo essenziali, ma anche uniformi”.

“Territori trovino la forza di reagire”

Il disegno di legge proposto dal ministro Calderoli e approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, secondo i primi cittadini, “vuole imprimere una forte accelerazione alla realizzazione di quel progetto. Se coloro che a parole si fanno alfieri dell’unità nazionale non sono in grado di contrastare nei fatti le pericolosissime spinte disgregative, allora dobbiamo trovare nei territori la forza di reagire concretamente ad esse: dovranno essere le popolazioni, insieme con le istituzioni locali, a contrastare gli egoismi delle aree più ricche del Paese, la cui affermazione sarebbe destinata inevitabilmente ad approfondire il solco di tutte le disuguaglianze”.

“Contrastare questo disegno di rottura”

Per i sindaci “deve partire allora dalle comunità territoriali, la spinta a contrastare questo disegno di rottura, con una visione mirata in primo luogo alla difesa delle aree più svantaggiate e delle fasce sociali più deboli, per poter crescere tutti insieme, progettando la realizzazione di nuovi ponti e non l’innalzamento di nuovi muri. Crediamo che proprio dalle autonomie locali del Mezzogiorno ed in particolare da quelle della nostra provincia possa partire lo slancio per una nuova stagione dell’unità repubblicana e democratica, nella quale le tante differenze trovino il loro punto di incontro guardando al futuro nella visione di una più grande unità europea vissuta in uno spirito di pace e fratellanza”.

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