Inchiesta contro il clan Anello, il Tribunale del Riesame scarcera altri tre indagati

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Dopo l’imprenditore Giuseppe Galati, il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rimesso in libertà altri due indagati coinvolti nell’inchiesta “Imponimento” contro il clan Anello-Fruci di Filadelfia. Annullata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Antonio Mazzotta, 23 anni, di Curinga, accusato di associazione a delinquere finalizzata allo sapccio aggravata dal metodo mafioso. Accolta l’istanza presentata dall’avvocato Francesco Luciano Vonella il quale ha sostenuto l’assenza dei presupposti del reato associativo e dell’aggravante mafiosa nonché delle esigenze cautelari e dei gravi indizi di colpevolezza.

Torna in libertà anche Gaetano Ruscio, 36 anni di Filadelfia, accusato di associazione mafiosa e di tentativo di estorsione aggravato. Il tribunale ha stabilito che mancavano i presupposti del reato associativo nonché del tentativo di estorsione, e inoltre, anche per lui, non vi erano esigenze cautelari né gravi indizi di colpevolezza. Passa dal carcere ai domiciliari l’infermiere Fabio Schicchi, 51 anni di Lamezia Terme che deve invece rispondere di truffa aggravata dalle modalità mafiose. Secondo la Dda di Catanzaro, in concorso con altre persone, avrebbe inscenato un falso incidente sul lavoro al fine di ottenere un ingiusto risarcimento dall’Inail e favorire così le attività del clan Anello.

Torna in libertà anche Gaetano Ruscio, 36 anni di Filadelfia, accusato di associazione mafiosa e di tentativo di estorsione aggravato. Il tribunale ha stabilito che mancavano i presupposti del reato associativo nonché del tentativo di estorsione, e inoltre, anche per lui, non vi erano esigenze cautelari né gravi indizi di colpevolezza. Passa dal carcere ai domiciliari l’infermiere Fabio Schicchi, 51 anni di Lamezia Terme che deve invece rispondere di truffa aggravata dalle modalità mafiose. Secondo la Dda di Catanzaro, in concorso con altre persone, avrebbe inscenato un falso incidente sul lavoro al fine di ottenere un ingiusto risarcimento dall’Inail e favorire così le attività del clan Anello.

Proprio ieri i giudici avevano rimesso in libertà Giuseppe Galati, l’imprenditore di Filadelfia accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, accogliendo le argomentazioni dei suoi avvocati difensori, secondo i quali non c’erano gravi indizi di colpevolezza né esigenze cautelari. Oggi, poi, il Tribunale delle libertà, riconoscendone la provenienza lecita, ha disposto il dissequestro dei beni di Francesco Iannazzo, che era stato arrestato nell’ambito della stessa inchiesta con l’accusa di detenzione di armi e spaccio di sostanze stupefacenti.

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