Clinica San Vitaliano, familiari paziente deceduta rigraziano struttura

Signor Direttore Sanitario,

nei giorni immediatamente successivi al decesso di nostra madre, pur cercando affannosamente, ma vanamente, di ritornare alla normalità di un tempo, mi è capitato, invece, di rivivere ogni attimo di quel triste e doloroso calvario, chiedendomi ogni volta come abbiamo potuto, noi da una parte e voi dall’altra, vivere, convivere e affrontare situazioni tante volte ingestibili…
nei giorni immediatamente successivi al decesso di nostra madre, pur cercando affannosamente, ma vanamente, di ritornare alla normalità di un tempo, mi è capitato, invece, di rivivere ogni attimo di quel triste e doloroso calvario, chiedendomi ogni volta come abbiamo potuto, noi da una parte e voi dall’altra, vivere, convivere e affrontare situazioni tante volte ingestibili…
Mamma è entrata nel Centro Clinico San Vitaliano il 12 aprile scorso per la riabilitazione motoria per i postumi di una frattura in entrambi i femori, una riabilitazione in cui già iniziavano a vedersi i più che incoraggianti segni di ripresa, ma che poi, per un destino veramente avverso, improvvisamente sono stati pian piano rallentati a causa del manifestarsi dell’epatite C, contratta quasi certamente durante uno dei due interventi di gennaio/febbraio in altre strutture.
Noi, pur risiedendo a Catanzaro, sapevamo già dell’esistenza di questo polo d’eccellenza e della professionalità e abnegazione del Personale ivi operante in ogni campo, però da catanzaresi c’eravamo preventivamente affidati al nostro Santo Protettore, il quale ha ascoltato le nostre preghiere infatti in tutti voi abbiamo realmente percepito la mano provvidente di Dio e la Sua intercessione.

Centododici giorni è durata la sua lunga degenza; un continuum di gioie e dolori, fatiche e speranze. Centro Clinico San Vitaliano, luogo in cui la sofferenza e il dolore regnano sovrani, ciò nonostante un antidoto “naturale” che viene dal cuore ha fatto sì che giorno dopo giorno e in ogni singola ora fossero tramutati in sorriso. Non un Centro di rassegnati “musoni” ma una qualificata e specializzata comunità umana che attraverso una disponibilità straordinaria, il sorriso, la parola incoraggiante e rasserenante, la premura del saluto al degente e ai suoi familiari ad inizio e fine turno, hanno fatto sì che l’inferma e noi familiari, varcando la soglia d’ingresso, ci sentissimo non più soli, ma in compagnia di gente che lavora per vivere, questa è la legge dell’uomo, ma che svolge le sue mansioni soprattutto per “vocazione”!
In questi tempi di valori umani e sociali allo sbando, è proprio questa l’altra grande peculiarità che noi da subito abbiamo riscontrato e costatato, stupendoci e meravigliandoci. Avete eseguito le vostre funzioni umane e professionali con fatti, parole e gesti concreti. Abbiamo visto in voi gente che lavora e fa il proprio dovere senza mai lagnarsi ma con serietà e naturalezza. Ecco perché noi, nel Centro Clinico San Vitaliano, abbiamo potuto affrontare con più forza il calvario umano dell’ultima fase della vita di nostra madre, perché eravamo coscienti, e quindi al sicuro, che tutti voi soffrivate con lei e lottavate con noi.

E questo a partire da Lei, Signor Direttore Sanitario, da tutta l’equipe medica e infermieristica, fisioterapisti, assistenti sociali, psicologi, operatori ed educatori, coordinatori, amministrativi, dal personale dell’accettazione e della ristorazione e persino nella persona dei proprietari della struttura abbiamo trovato gente di cui potevano fidarci (e ci siamo fidati!).
Questa fiducia è stata talmente corrisposta al punto che tante volte, nei momenti più tristi e complicati, quando la burocrazia, ulteriore motivo di disperazione, che qualche volta non approfondisce e valuta appieno i casi umani e continua a seguire gli schemi che sottovalutano i reali bisogni e le esigenze del paziente e della sua famiglia, abbiamo assieme condiviso le nostre lacrime con le vostre. E mentre ci ritrovavamo sempre più smarriti e senza forze ecco che tutti voi, con trasparenza e nei modi previsti dalla legge, caratteristiche che vi hanno sempre contraddistinti, trovavate le soluzioni del caso, per di più avvalorate da motivazioni reali (per l’indiscutibile gravità) e valutate nella sua interezza.

Ma non è stato questo un trattamento personalizzato verso mamma e di riflesso verso di me e mia sorella che la assistevamo. E ‘stato unicamente il vostro modus operandi, riservato a tutti indistintamente. Infatti, ogni volta che noi, mamma in primis, vi ringraziavamo per ciò che facevate, la risposta era sempre la stessa: che eseguivate semplicemente il vostro lavoro! È vero, è il vostro lavoro, ma nel presente non è facile vedere un medico e tutti i suoi collaboratori passare, e lo ripeto, tra i reparti per salutare i degenti e i loro familiari a inizio e fine turno! Ed ecco che mi commuovo, ora più che mai, nel ricordare tutti i bacini che mamma vi mandava dal suo letto di sofferenza, aspettandovi e accogliendovi col sorriso sulle labbra. Sempre, sino alla fine…
Avete fatto tutto il possibile per lenire la sua sofferenza e mitigare le nostre apprensioni che, come sapete, non sono state poche.
Ci avete dato speranza e fiducia persino nei momenti più bui, speranza che non è guarigione miracolosa o fiducia per una ripresa lunga ma certa. Ci avete resi coscienti e maturi per accettare con naturalezza un evento che, per quanto triste e tragico, è difficile subire o vivere da postazioni differenti. Ci avete insegnato col vostro comportamento e col vostro affetto che dietro ogni patologia c’è sempre un essere umano, un cuore che batte, degli occhi che, pur fissando apparentemente il vuoto, scrutano gli animi di chi sta vicino. Nel Centro Clinico San Vitaliano, a fianco di corpi ormai purtroppo “assenti” ed “inamovibili”, ma che tutto questo non sono, ci siete voi, gente qualificata e umana, sempre presente; gente che dà in prestito la propria voce, vita e movimenti a chi ha bisogno di tutto per poter continuare a vivere.

Gente consapevole che in realtà i veri maestri da cui apprendere sono proprio loro, quelle stesse persone che dai letti di sofferenza, in quelle stanze che è tutto il loro mondo, vi affidano la loro vita per prendervene cura.
Ecco, allora, che in una esaltante reciprocità ci si dona e ci si fida. Una reciprocità che prende il via già nel momento del ricovero, quando l’ammalato ripone in voi le proprie speranze e voi vi donate a loro. Quante cose grazie a voi abbiamo imparato in tutto questo tempo! La compassione e la pena dei primi giorni nel guardare con rispetto e discrezione gli infermi più gravi hanno ceduto posto successivamente alla gioia nel verificare, dopo esser stati eruditi, che anche un breve movimento degli occhi o delle labbra attestavano che eravamo loro graditi e, di conseguenza, la gioia era doppia.
Tanto avrei ancora da dire e da aggiungere.
Sino alla fine il vostro starci vicini ci è stato di aiuto e conforto, avete attestato il vostro affetto continuando a venire in obitorio, sinceramente e visibilmente commossi, tutti quanti legati a mamma, e di riflesso a noi, da sentimenti profondi di condivisione fraterna, sentimenti rimasti inalterati e saldi.

Carissimo Direttore Sanitario, non smetteremo mai di ringraziarLa per quanto si è prodigato pur di venirci incontro senza clamore ma con discrezione, incoraggiandoci sempre. Quando poi le situazioni divenivano ingestibili, i Suoi abbracci a mia sorella erano per noi sicurezza perché confermavano che non eravamo soli, ma in compagnia di tanti cuori che palpitavano assieme ai nostri.
Vi auguriamo che questo Centro Clinico continui sotto la Sua direzione ad essere un polo medico-sanitario di eccellenza, sempre nella missionarietà di amore verso il prossimo bisognoso di tutto e rassicurato da professionalità e da affetto.
Dio, a tempo debito, saprà premiarvi tutti con abbondanza di grazie e benedizioni, perché ciò che si fa a chi è provato dalla malattia e dalla sofferenza è l’unica misura con cui saremo valutati in terra dagli uomini e giudicati presso LUI quando giungerà la nostra ora.
Con affetto grande
Antonio e Teresa TEODORO

Catanzaro, 2 settembre 2019
Nel trigesimo della morte di Nardi Maria, nostra madre

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